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Barcellona. Diversi tra i leader che governano i paesi del Sudamerica si sono ritrovati domenica a La Paz, in occasione della cerimonia d'insediamento del nuovo presidente della Bolivia, Luis Arce. Il giorno dopo la vittoria di Biden nella corsa per le presidenziali statunitensi, con la conquista dello Stato di Pennsylvania, dopo quattro giorni di intenso scrutinio, nel corso dei quali i capi di Stato e del governo sudamericano hanno preferito mantenersi in silenzio in attesa dei risultati difinitivi.
E a La Paz, su impulso del neo-presidente boliviano, del vice-presidente del governo spagnolo Pablo Iglesias che accompagnava il re Felipe VI e del presidente argentino Alberto Fernández, è nato il manifesto "In difesa della democrazia", contro "il golpismo dell'estrema destra ”, firmato, tra gli altri, dagli ex-presidenti José Luis Rodríguez Zapatero, Evo Morales, Dilma Rousseff, Rafael Correa e Alexis Tsipras. “La principale minaccia alla democrazia e alla pace sociale nel secolo XXI è il golpismo dell'estrema destra”, recita il manifesto, “Un'estrema destra che si diffonde a livello globale, propagando la bugia e la diffamazione sistematica degli avversari come strumento politico, facendo appello alla persecuzione e alla violenza politica in diversi paesi ”.
E proprio in Bolivia, che si è convertito nel "riferimento internazionale della risposta dei cittadini al golpismo", i firmatari riaffermano il loro "impegno storico a lavorare congiuntamente per la difesa della democrazia, della pace, dei diritti umani e della giustizia sociale".
E finalmente, i capi di Stato e di governo dei paesi sudamericani hanno per lo più reagito all'elezione del nuovo presidente statunitense, felicitando il tandem Joe Biden e Kamala Harris: dal colombiano Ivan Duque, più vicino a Donald Trump, all'argentino Fernández , più distante dal presidente sconfitto nelle elezioni.
Perché il presidente messicano era riuscito in questi anni a intessere buone relazioni diplomatiche con Trump, nonostante la penalizzante politica migratoria americana, fino ad andarlo a trovare recentemente a Washington. Per l’Argentina, l’elezione di Biden è una buona notizia, le relazioni con gli Stati Uniti potrebbero ora diventare più cordiali, anche considerando l’imbarazzo del Brasile nella nuova situazione. La tensione con Washington aveva infatti raggiunto il massimo con l’imposizione da parte di Trump del suo candidato a dirigere il BID, Banco Interamericano de Desarrollo, rompendo la tradizione che aveva sempre visto un sudamericano alla guida dell’entità. Anche la Colombia, però, partner privilegiata di Trump per la politica nei confronti del Venezuela, è stata tra i primi paesi a felicitarsi per l’elezione di Biden. In prima battuta con l’ex-presidente Juan Manuel Santos, premio Nobel della Pace per l’accordo con le FARC, seguito poi dal presidente Duque, che pure si era mobilitato con successo per la conquista del voto latino in Florida in favore di Trump.
A felicitarsi con Biden sono stati, tra gli altri, anche Sebastián Piñera, presidente del Cile, e il presidente del Perú, Martín Vizcarra. Dal 2017, il Perú è diventato un paese con forte immigrazione venezolana e ha collaborato con Trump all’isolamento attivo di Nicolás Maduro. Per quanto riguarda il Cile, le relazioni commerciali con gli Stati Uniti sono fondamentali, perché rappresentano il secondo paese per l’import export dello Stato sudamericano.
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