Bezos accusa Trump: «Volevano ricattarmi con le mie foto osé»

Bezos accusa Trump: «Volevano ricattarmi con le mie foto osé»
NEW YORK «Se nemmeno una persona come me si oppone ad un tentativo di estorsione, quanti altri possono sperare di farlo?». Jeff Bezos, l'uomo più ricco...

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NEW YORK «Se nemmeno una persona come me si oppone ad un tentativo di estorsione, quanti altri possono sperare di farlo?». Jeff Bezos, l'uomo più ricco della terra, non è disposto a pagare nessun prezzo per nascondere sotto il tappeto la sua vita privata. Con un tweet intitolato «No, grazie Mr. Pecker» e che rinvia ad un testo più complesso sul sito web Medium, ha giocato d'anticipo contro il National Enquirer, e ha denunciato le pressioni che stava ricevendo dalla rivista, con la minaccia di pubblicare foto private che lo ritraggono nudo mentre corrisponde con la sua amante Lauren Sanchez. Bezos ha riportato nel messaggio il testo integrale delle didascalie che accompagnano le nove immagini in possesso dell'Enquirer, inclusa una foto della Sanchez che fuma un sigaro simulando un rapporto orale, e un'altra nella quale il fondatore di Amazon mostra il membro semieretto che esce dallo zip dei pantaloni.





Si tratta per lo più di selfie scambiati dai due amanti nel corso di conversazioni digitali. Il National Enquirer aveva già pubblicato due settimane prima una lista di messaggi tra Jeff e Lauren che copre un arco di tempo tra il dicembre 2016, data nella quale i due si erano incontrati sul set di Manchester By The Sea, del quale Amazon era produttrice, e il settembre dello scorso anno, quando il rapporto tra i due adulteri e i rispettivi consorti stava per incrinarsi e portare alle successive separazioni.
Frasi lascive e piene di desiderio, di amanti lontani ma che si frequentano assiduamente (L'Enquirer scriveva di aver registrato sei incontri in 14 giorni lo scorso ottobre). Bezos si era rivolto ad un avvocato per capire se dietro le rivelazioni fatte dalla rivista ci fosse un semplice intento scandalistico, legittimo per l'Enquirer che è specializzato in questo campo, o qualcosa d'altro, come ad esempio il desiderio di far pressione su di lui in quanto proprietario del Washington Post, uno dei quotidiani più critici sull'operato dell'amministrazione Trump.
DIRITTI ESCLUSIVI
C'è un legame stretto che unisce David Pecker, l'amministratore di American Media Inc, editrice dell'Enquirer, e il presidente. Un legame ben documentato dalla procura di New York, che lo scorso settembre ha ricevuto l'ammissione del ruolo che Pecker ha avuto nell'acquistare i diritti esclusivi alle memorie di una ex amante di Donald Trump: Karen McDougal, al solo scopo di tenerli nascosti durante la campagna presidenziale. In quell'occasione Pecker si era impegnato a non manipolare in futuro le informazioni in suo possesso a fini politici.I legali di Bezos devono aver scoperto qualcosa di interessante sulla mano segreta che si muoveva dietro la raccolta di informazioni sull'infedeltà coniugale del proprietario di Amazon.
Si vede dal documento legale che accompagna le didascalie imbarazzanti ricevute da Bezos, nel quale si propone tra l'altro che Bezos e i suoi avvocati firmino un documento pubblico nel quale si dice «Non abbiamo alcun elemento o base di conoscenza che suggerisca che gli articoli pubblicati da AMI siano politicamente motivati, o influenzati da forze politiche».
LA STRATEGIA
Solo se questa ammissione sarà fatta, scrivono i legali di Pecker, il National Enquirer eviterà di pubblicare le foto, le quali resteranno in ogni caso nelle mani dell'editore, a garanzia del futuro rispetto dell'accordo.«Bezos mette a nudo Pecker» ha intitolato con la solita arguzia ieri il tabloid New York Post, notando come il tycoon sia riuscito con la sua iniziativa coraggiosa a rovesciare il piatto. Ora è di nuovo la procura federale a investigare il retroscena della tentata estorsione, e lo stesso Enquirer è stato costretto ieri ad annunciare l'apertura di un'indagine interna per scoprire, come dice il comunicato diffuso dall'azienda, se la raccolta di informazioni private su Jeff Bezos rispondesse alla volontà di «negoziare in buona fede per risolvere a semplici criteri giornalistici».

Il successo di Bezos in questa vicenda che rischiava di rivelarsi scabrosa e compromettente per lui, non può sorprendere: il giovane laureato dell'università di Princeton ha fatto del rischio una bandiera fino dai tempi in cui, giovane e promettente banchiere d'investimento presso la D.E. Shaw di New York, abbandonò il posto di lavoro per dedicarsi all'industria malata della distribuzione dei libri. Quella decisione gli è valsa l'attuale patrimonio personale di 144 miliardi di dollari, e la facoltà di domandarsi: «Se non lo faccio io, chi altro può permetterselo?»
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Il Messaggero