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Quarta notte di scontri a Barcellona, nel resto della Catalogna e nel Nord Est della Spagna. Assalti a banche e negozi, cassonetti in fiamme e lancio di oggetti alle forze dell'ordine: i disordini proseguono ininterrotti dopo l'arresto del rapper Pablo Hasél, condannato al carcere per i testi delle sue canzoni che - secondo i giudici iberici - offendono il re e incitano al terrorismo. Tre i dimostranti finiti in manette. Le forze dell'ordine parlano di «gruppi violenti» che, in diversi punti di Barcellona e di Girona, hanno rotto vetrine e fatto irruzione in alcune banche, lasciando dietro di sé barricate. I media spagnoli riportano che i manifestanti di Girona si sono dispersi nelle vie del centro storico della città: alcuni hanno lanciato pietre e oggetti agli agenti. Il partito indipendentista CUP ha denunciato che Dani Cornellà, un suo esponente appena eletto al parlamento regionale, ha subito un'aggressione «ingiustificata» da parte della polizia. A Barcellona, poco dopo le 19 è iniziata una manifestazione indetta da organizzazioni studentesche. Successivamente, una minoranza ha iniziato a provocare disordini. Momenti di tensione si sono registrati a Tarragona e Villafranca del Penedès. Gli inquirenti spiegano che tra i fermati in questi giorni ci sono molti giovani di meno di 25 anni.
Le proteste sono iniziate martedì dopo la detenzione di Hasél, condannato per «apologia di terrorismo» e «vilipendio della monarchia e delle istituzioni dello Stato». Contro l'arresto del rapper si sono schierati molti artisti, intellettuali e figure pubbliche, tra cui il regista Pedro Almodovar, la scrittrice Almudena Grandes e l'attore Javier Bardem, è intervenuta Amnesty International e i partiti della maggioranza di governo (socialisti e Podemos) hanno promesso una legge che riformi il codice penale per garantire la libertà d'espressione.
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