I bambini ci guardano. Sempre. Figuriamoci uno come Ke'Anthony Jelks Jr, attento, curioso, intraprendente e con un'intelligenza che tutti giudicavano molto superiore a...
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La tragedia di mercoledì ricalca purtroppo un copione sempre uguale che da alcuni anni si ripete con tragica regolarità in varie case degli Stati Uniti: un'arma carica lasciata incustodita, bambini troppo piccoli per capirne la pericolosità, uno sparo e una vita che se ne va. Il padre di Ke'Anthony aveva un regolare porto d'armi, concessogli perché svolge un lavoro notturno, ma sul suo capo aleggia una possibile incriminazione per aver lasciato la pistola a portata di bambino. In attesa di sapere cosa gli riserva la giustizia, ha già cominciato a scontare la pena più grande: il rimorso per aver sottovalutato la pericolosità di un'arma carica dentro casa non potrà abbandonarlo mai, e per milioni di volte nella sua vita si chiederà perché non ha almeno tolto i proiettili da quel "giocattolo" che ha ucciso suo figlio. Sarebbe bastato così poco: oggi "Tee Tee", come parenti e amici chiamavano Ke'Anthony, sarebbe ancora qui a esplorare il mondo e ad assaporare la vita.
La polizia e il sindaco di Birmingham, come sempre accade in questi casi, hanno esortato i possessori di armi alla massima cautela e a tenerle chiuse a chiave in posti non accessibili ai bambini: un monito che fino a oggi non è riuscito a fermare la sequenza di tragedie che continuano a insanguinare gli Stati Uniti. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero