Mentre suo figlio Noah, di soli sei mesi, giaceva tutto solo in un seggiolino, abbandonato in una soffitta arroventata dal calore, a oltre 30 gradi, con il pannolino sporco,...
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Bimba intrappolata nell'auto arroventata dal sole: salvata dalla Polizia
La tragedia risale al 21 luglio 2017. Quando Noah venne soccorso e portato in ospedale era ormai troppo tardi: il bimbo era già morto. L'autopsia rivelò che il piccolo aveva gravi eruzioni cutanee dovute ai pannolini che venivano cambiati raramente ed era fortemente disidratato e malnutrito, con un peso di soli 5 chili e mezzo. "E' una vicenda inquietante. Avevi un figlio a cui badare - le ha detto il giudice Trusock - E invece cosa hai scelto di fare? Sei uscita con i tuoi amici, hai festeggiato, hai cercato un posto che avesse l'aria condizionata per stare al fresco senza pensare a lui e ti sei drogata. Noah era il tuo bambino, aveva solo sei mesi e tu lo hai ucciso. Spero che tu pensi ogni giorno a come lo hai ucciso. E spero che non ti sia data mai più la possibilità di occuparti di un bambino ".
Quali abissi si nascondano nella mente di Lovily che possano averla portata al punto di lasciar morire suo figlio come se la questione non la riguardasse è un mistero. Il suo avvocato, Jonathan Schildgren, ha parlato a lungo di come la ragazza abbia sofferto durante tutta la sua infanzia per varie disfunzioni e di come sia stata sopraffatta dal dover prendersi cura della sorella minore e dei due figli: responsabilità da donna adulta alle quali probabilmente non era preparata e che hanno finito per schiacciare la sua fragile psiche, portandola a fuggire dalla realtà rifugiandosi nell'alcol e negli stupefacenti. Una fragilità che è costata la vita a suo figlio e ha condannato lei a passare decenni in carcere.
Lovily, che ha ammesso la propria colpevolezza, in tribunale ha chiesto clemenza. "Comprendo che la giustizia deve fare il suo corso, ma io invoco lo stesso la tua misericordia - ha detto al giudice - Se oggi potessi dare la mia vita per quella di mio figlio, lo farei". Un pentimento arrivato troppo tardi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero