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PRECISIONE
«L'alto grado di specificità dell'avvertimento sottolinea la sicurezza di Washington sul fatto che lo Stato Islamico stesse preparando un attacco che minacciasse un gran numero di civili, e contraddice direttamente le affermazioni di Mosca secondo cui gli avvertimenti statunitensi erano troppo generici per aiutare a prevenire l'assalto», scrive il Washington Post che sottolinea come l'enorme precisione dei dati trasmessi dagli Usa rivelano in modo ancora più netto gli errori delle autorità russe nel proteggere i propri cittadini di fronte a quello che è stato il peggiore attentato degli ultimi 20 anni per la Russia.
Tornando all'intelligence Usa, sappiamo che per la legge americana i servizi segreti hanno il «dovere di avvertire» le vittime di attacchi terroristici imminenti e per questo hanno mandato quel messaggio al Cremlino all'inizio di marzo. E avevano fatto la stessa cosa con un altro avversario, l'Iran: poco prima dell'attentato del gennaio scorso, quando sempre l'Isis-k aveva colpito Teheran e ucciso centinaia di civili nel corso della commemorazione del generale Qassim Suleimani, ucciso quattro anni prima da un drone Usa mentre si trovava in Siria. In risposta agli ultimi sviluppi, il capo dell'intelligence Sergei Naryshkin ha detto all'agenzia di stato russa Interfax che le informazioni condivise dagli americani erano «troppo generiche» e che per questo motivo non hanno permesso a Mosca di fermare i terroristi. Le affermazioni di Naryshkin - che ha preferito non rispondere alle richieste del Washington Post - sono in netto conflitto con quanto affermato dall'intelligence Usa. Le fonti d'intelligence sentite dal quotidiano di Washington sostengono infine che hanno inviato le informazioni l'8 marzo, il giorno dopo la pubblicazione dell'avvertimento a tutti i cittadini americani in Russia della possibilità di attentati. Ci sono poi altri elementi per dire che inizialmente il Cremlino ha preso in modo serio i dati condivisi da Washington, che includevano informazioni sulla possibilità di un attentato in una sinagoga a Mosca: il 9 marzo infatti Il Servizio federale per la sicurezza della Federazione Russa (Fsb) ha annunciato di avere sventato un attentato contro una sinagoga nella capitale.
DISINFORMAZIONE
In un editoriale pubblicato ieri, Robyn Dixon, responsabile dell'ufficio del Washington Post a Mosca, ricorda come il governo russo non solo continui a incolpare l'Ucraina per l'attentato, ma sostenga che Kiev sia stata aiutata dai servizi segreti americani e britannici. Ieri infatti Nikolai Patrushev, segretario del Consiglio di sicurezza della Russia, ha ancora una volta dato spazio alla disinformazione per parlare di quanto avvenuto il 22 marzo: non solo ha direttamente incolpato i servizi segreti ucraini per l'attacco terroristico al Crocus City Hall ma ha anche sostenuto che le agenzie di intelligence occidentali usano gruppi terroristici per attaccare i propri avversari.Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero