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L’ombra che si allunga nelle stanze dei bottoni in Occidente ha un nome che fa paura: arma tattica nucleare, di cui la Russia ha pieni gli arsenali. A Washington si parla apertamente di rischio atomico. Nello staff di Trump lo definiscono «un punto molto pericoloso».
L’attacco dei droni ucraini ai bombardieri strategici russi, dicono, «può minare la capacità di deterrenza globale di Mosca» e provocare una reazione «molto significativa». Perché non si tratta solo di missili e droni, ma della dottrina nucleare che Putin ha aggiornato lo scorso novembre e che autorizza l’uso del nucleare dopo un attacco convenzionale in territorio russo da parte di uno Stato non nucleare, appoggiato però da una potenza nucleare. E la Russia accusa apertamente Londra di aver aiutato Kiev nell’operazione Ragnatela. La Gran Bretagna è una potenza nucleare. Questo è il nodo.
Ucraina, la nuova strategia: colpire gli aeroporti russi con i droni e bloccare i voli
Mosca punta al Mar Nero
L’ambasciatore russo a Londra, Andrei Kelin, su Sky News accusa il Regno Unito di essere «dietro i raid contro le nostre basi, l’Ucraina vuole scatenare una terza Guerra Mondiale, noi dovremo rispondere». Poche ore prima, Putin aveva parlato al telefono con Trump, anticipandogli una reazione russa. Il timore di Donald è che il raid ucraino sugli aeroporti complichi tutto. Axios cita due funzionari della Casa Bianca: «È come un chihuahua che azzanna un mastino».
«È il 632esimo bambino ucciso. Mosca va fermata con ogni mezzo», scrive il leader ucraino. La missione Spiderweb, condotta dall’Intelligence ucraina con droni a lungo raggio, IA e supporto a terra di 007 e incursori, ha colpito almeno quattro basi russe e distrutto 10-13 aerei strategici, danneggiati oltre 40: i Tu-95, Tu-160, Tu-22M3, Il-78, pensati per lanciare missili da crociera con testate nucleari. «Alcuni non saranno mai riparati», esulta Kiev, «ci vorranno anni». Secondo fonti occidentali, i russi stanno già ricalibrando i loro pacchetti d’attacco: più droni, più missili balistici, meno da crociera. Putin parla di «terrorismo ucraino» con Trump. Accusa Kiev di sabotaggi ferroviari, respinge la tregua. Ai colloqui di Istanbul, i russi non vogliono accordarsi, vogliono vincere. E preparano la prossima fase.
Il piano
«Hanno piani per il 2026 - avverte un alto funzionario americano - Vogliono tutta la riva sinistra del Dnipro. E Odessa, Mykolaïv… Vogliono chiudere l’Ucraina fuori dal Mar Nero». È un piano militare, economico e geopolitico. Vuol dire strangolare Kiev, impedire l’export di grano, spaccare il Paese in due, spingere alla caduta di Zelensky. «Non parlano di pace. Si preparano a una guerra lunga», dice il colonnello e vice-capo dell’amministrazione presidenziale ucraina, Pavlo Palissa, in visita a Washington. Per i servizi segreti di Kiev, Mosca mira a conquistare entro settembre tutte le regioni orientali annesse, e per la fine dell’anno istituire una zona cuscinetto di confine. Trump sa che la spirale può sfuggire di mano. Che la distruzione dei bombardieri russi, anche se tecnicamente brillante, è politicamente esplosiva. Mark Rutte, segretario generale della Nato, mette in guardia: «La deterrenza nucleare è il pilastro della nostra sicurezza. L’Alleanza resterà nucleare finché esisteranno armi nucleari. E sarà credibile».
Parole dure, mentre gli alleati aumentano gli aiuti a Kiev. Londra promette 100.000 droni nel 2025, dieci volte quelli del 2024. Berlino fornirà sistemi Iris-T e Patriot, blindati e munizioni. Ma si alza pure il rischio. Più aerei russi vengono distrutti, più si avvicina la soglia che Putin stesso ha abbassato nella dottrina del 19 novembre. La domanda è: Mosca arriverà davvero a usare l’arma tattica? L’equilibrio è instabile, le accuse dirette, e la dottrina esiste. Il raid ucraino ha cambiato il campo. Ha colpito il ventre molle della forza nucleare russa e innescato, ancora una volta, la paura dell’atomica nel cuore dell’Europa.
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Il Messaggero