Argentina, Milei stanzia un milione di dollari per l'acquisto di ormoni destinati alle persone transgender

L’iniziativa rientra nel Programma di genere e diversità

Il governo argentino ha destinato oltre 800 milioni di pesos, quasi un milione di dollari, all’acquisto di ormoni destinati alle persone transgender. L’iniziativa...

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Il governo argentino ha destinato oltre 800 milioni di pesos, quasi un milione di dollari, all’acquisto di ormoni destinati alle persone transgender. L’iniziativa rientra nel Programma di genere e diversità, che fornisce farmaci gratuiti «per l’inibizione e l’induzione della pubertà» a bambini, adolescenti e adulti trans. La guida in cui viene dettagliato l’approccio suggerito dal ministero della Salute per questi casi era stata preparata durante il governo del presidente progressista Alberto Fernández.

Identità di genere

La risoluzione - appena pubblicata sulla Gazzetta ufficiale, con le firme del capo di gabinetto del presidente Javier Milei, Nicolás Posse, e del ministro della Salute, Mario Antonio Russo - sta sollevando polemiche all’interno dell’esecutivo, nel momento in cui vengono adottati tagli alle spese in altri settori. Per alcuni osservatori, inoltre, la novità contraddice la battaglia del governo ultraliberista di Milei contro le politiche di Stato a favore della parità di genere, culminata recentemente nella proibizione del linguaggio inclusivo in tutta l’amministrazione pubblica. L’Argentina è stato il primo Paese sudamericano a riconoscere il matrimonio egualitario nel 2010 – legge che ha anche aperto alle adozioni per le coppie dello stesso sesso - e dal 2012 i cittadini hanno la possibilità di cambiare legalmente genere senza la necessità di diagnosi mediche o procedure chirurgiche. Milei si autodefinisce un «anarco-capitalista», ideologia che limita il ruolo dello Stato – definito «il vero nemico» – e lo confina esclusivamente alla gestione della sicurezza pubblica e dell’ordinamento giuridico. Il suo movimento politico, La Libertad Avanza, è incentrato su tre pilastri fondamentali: vita, libertà e proprietà. Il che si traduce nella minimizzazione dell’intervento statale e in una prospettiva liberale in relazione a una vasta gamma di questioni sociali. In base a questi principi, Milei si esprime a favore del matrimonio omosessuale e del diritto all’autodeterminazione per quanto riguarda l’identità di genere.

Scelta privata

Secondo il presidente argentino il matrimonio è fondato su un accordo tra due privati e andrebbe quindi sollevato dall’ingerenza statale. Un’interpretazione che si estende anche all’identità di genere: per Milei si tratta di una questione che riguarda i singoli e non la società, perciò non richiede una regolamentazione da parte dello Stato. È insomma una scelta individuale, accettata purché non limiti la libertà altrui e non comporti oneri pubblici. «Se vuoi identificarti come un giaguaro sei libero di farlo, purché tu non chieda soldi allo Stato e non imponga la tua visione su qualcun altro», ha affermato Milei. Contraddicendosi ora con il milione di euro stanziato per l’acquisto di ormoni destinati alle persone transgender.

Indottrinamento

A febbraio il governo di Javier Milei ha deciso di abolire il linguaggio inclusivo e «tutto ciò che riguarda la prospettiva di genere» nella pubblica amministrazione argentina. Vietati dunque in tutti i documenti l’utilizzo dell’asterisco, della chiocciola, dello schwa, la lettera “x” o la lettera “e” al posto della desinenza finale maschile o femminile. «Le prospettive di genere sono state utilizzate anche come strumento politico», ha precisato il portavoce Manuel Adorni motivando il provvedimento. In linea con il rifiuto del presidente delle politiche di uguaglianza che considera parte dell’«indottrinamento» del «marxismo culturale» che intende combattere. Appena eletto, Milei ha abolito il ministero delle Donne, dei Generi e della Diversità, retrocedendolo a sottosegretariato e tagliando i fondi a disposizione. Il suo partito La Libertad Avanza si è scagliato anche contro l’aborto, presentando una proposta per abrogare la legge sull’interruzione volontaria di gravidanza approvata nel dicembre 2020 dopo una grande mobilitazione dei movimenti femministi.

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Il Messaggero