Amanda Gorman, la poetessa fermata dalla polizia: «Io, da icona a minaccia». Cosa è successo

Amanda Gorman fermata dalla polizia: «Io, da icona a minaccia»
«Questa è la realtà che vivono le ragazze nere: un giorno sei un'icona e l'indomani una minaccia». Amanda Gorman, la giovanissima poetessa che ha...

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«Questa è la realtà che vivono le ragazze nere: un giorno sei un'icona e l'indomani una minaccia». Amanda Gorman, la giovanissima poetessa che ha incantato il mondo leggendo una sua composizione durante la cerimonia di insediamento di Joe Biden, è stata seguita e fermata da un vigilante sotto la porta di casa.


«Mi ha chiesto se vivevo lì, ha detto che gli sembravo sospetta. Gli ho mostrato le chiavi e ho aperto la porta. Se ne è andato senza una parola. Niente scuse», ha scritto Amanda su Twitter, proseguendo in un altro messaggio: «In un senso sono una minaccia. Una minaccia nei confronti dell'ingiustizia, l'inequità e l'ignoranza. Chi dice la verità e cammina con speranza è un ovvio e fatale pericolo per i poteri costituiti».

 


Il caso ha mille precedenti al punto che c'è una espressione per descriverlo: «Walk while black». È uno stillicidio di episodi in cui afro-americani, solo per il fatto di essere neri, finiscono per diventare individui sospetti e vittime di «forza eccessiva» da parte delle autorità: da Michael Brown a Ferguson a George Floyd a Minneapolis, sono quasi sempre giovani dei ghetti, e il rischio di venir malmenati e talora uccisi per loro è assai maggiore.

La 16esima strada rinominata "Black Lives Matter Plaza" a Washington alla vigilia del voto


GLI ALTRI CASI


Anche afro-americani ricchi e famosi non sono esenti dal «marchio di infamia», come quando Oprah Winfrey a Zurigo, cercando di comprare una borsa di Tom Ford, fu presa per una taccheggiatrice, o Danielle Watts, l'attrice di «Django Unchained» di Quentin Tarantino fu scambiata a Los Angeles per una prostituta mentre era in macchina con il fidanzato.
Adesso Amanda, nonostante un mese e mezzo fa per milioni di persone in tutto il mondo la sua esile figura sui gradini del Capitol avesse rappresentato la speranza di un'America che cambia in meglio. Nonostante «The Hill we Climb», la poesia dell'insediamento, presentasse la visione di un'America che continuamente corregge la rotta puntando verso un futuro impegnato a includere tutte le sue culture.


 

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Il Messaggero