Algeria in piazza contro il governo, un centinaio di arresti

Un momento delle proteste
Migliaia di manifestanti hanno marciato oggi ad Algeri e in altre città del paese, riaccendendo la protesta anti-regime nelle strade in occasione del secondo anniversario...

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Migliaia di manifestanti hanno marciato oggi ad Algeri e in altre città del paese, riaccendendo la protesta anti-regime nelle strade in occasione del secondo anniversario del movimento popolare dell'Hirak che cacciò dal


potere l'ex presidente Bouteflika, dopo un anno di interruzioni a causa della crisi sanitaria. I manifestanti si sono radunati nel centro di Algeri, nonostante uno spiegamento impressionante delle forze dell'ordine, sventolando bandiere nazionali e Amazigh (berbere) davanti alla Grande Poste, emblematico luogo
di incontro dell'Hirak. Si è trattato del corteo più imponente della capitale dalla fine delle marce settimanali, il 13 marzo 2020 a causa della pandemia Covid-19. La polizia ha effettuato diversi arresti, a volte usando una certa forza, ha osservato un giornalista dell'Afp.

GLI ARRESTI
Il Comitato nazionale per la liberazione dei detenuti (Cnld) ha segnalato una trentina di persone arrestate ad Algeri e una sessantina in tutto il Paese. Gli ultimi manifestanti si sono dispersi pacificamente alla fine del
pomeriggio. Alcuni erano giunti da altre regioni per marciare ad Algeri, ma i blocchi stradali della polizia hanno reso difficile l'accesso alla capitale. Nelle province le marce si sono svolte in particolare ad Annaba, Oran, Béja‹a, Sétif, Bouira, Mostaganem, Constantine e Tizi Ouzou, secondo le immagini pubblicate sui social network.  Amnesty International ha criticato «una strategia deliberata delle autorità algerine per schiacciare il dissenso» negli ultimi due anni, nonostante la natura pacifica delle marce.


Questo anniversario arriva il giorno dopo una serie di decisioni del presidente Tebboune, che sta cercando di
riprendere l'iniziativa dopo un lungo ricovero in Germania, alle prese con una triplice crisi politica, economica e sanitaria. Giovedì scorso il capo dello Stato ha decretato la grazia a favore di sessanta prigionieri di reati d'opinione, in un gesto di pacificazione. Da allora sono stati rilasciati quasi 40 prigionieri, tra cui l'antagonista Rachid Nekkaz e il giornalista Khaled Drareni, diventato un simbolo della lotta per la libertà di stampa. Come promesso, Tebboune ha anche proceduto a un rimpasto del governo, atteso con impazienza ma senza grandi


cambiamenti. Il premier Abdelaziz Djerad, per quanto criticato, resta al suo posto così come i titolari di ministeri sovrani come Giustizia con Belkacem Zeghmati, simbolo della lotta alla corruzione ma anche della repressione giudiziaria. Tebboune ha anche sciolto ieri l'Assemblea nazionale, camera bassa del Parlamento, aprendo la strada a elezioni legislative anticipate entro sei mesi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero