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Ultime settimane per i militari occidentali in Afghanistan, da quelli degli Stati Uniti a quelli dei loro alleati. «Ho deciso di concludere la più lunga guerra americana» e di «riportare le nostre truppe a casa». Così il presidente Joe Biden ha annunciato il ritiro delle truppe Usa e alleate dall' Afghanistan, che avrà inizio a partire dal 1° maggio e si concluderà entro l'11 settembre, 20esimo anniversario degli attacchi di Al Qaeda agli Usa. Il ritiro, ha assicurato Biden, avverrà in modo «responsabile e sicuro».
Afghanistan, Di Maio: "Raggiunta decisione storica, ritiriamo truppe Nato"
Anche i soldati della Nato, compresi quindi gli 895 italiani, lasceranno l'Afghanistan a partire dal primo maggio dopo una permanenza durata ventanni e che ha contato, solo per il contingente dell'Italia, 54 caduti. L'Alleanza Atlantica segue la strada tracciata dagli Usa. E prende una «decisione epocale», come l'ha definita il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.
Da maggio a settembre gli oltre 7 mila soldati della coalizione lasceranno il suolo afghano a 20 anni dall'attacco alle Torri gemelle e a 10 dall'uccisione, in Pakistan, di Osama Bin Laden.
«Le forze di sicurezza - ha detto - sono pienamente in grado di difendere il loro popolo e il loro Paese. Rispettiamo la decisione degli Stati Uniti e lavoreremo con i nostri partner statunitensi per garantire una transizione graduale e senza scosse». Quel che è certo è che la Nato, ricompattata con l'arrivo di Biden dopo gli anni difficili di Trump, ha ribadito il suo mantra: «Entriamo insieme, usciamo insieme». E si è allineata all'annuncio dell'inquilino della Casa Bianca. «Abbiamo condiviso la linea Usa, conveniamo sul fatto che serva un cambio di passo in Afghanistan», ha detto Di Maio da Bruxelles al termine dell'incontro sul dossier con i colleghi tedesco, turco, britannico e con il segretario di Stato americano. E poco prima dell'avvio del Consiglio Nord Atlantico. Un cambio di passo che però, ha assicurato il titolare della Farnesina dopo aver ringraziato i soldati italiani, non significa lasciare la popolazione al suo destino: «Non abbandoneremo mai il popolo afghano - ha spiegato - che continueremo ad aiutare anche di più con i progetti di cooperazione allo sviluppo, il sostegno alle imprese, alla società civile e la tutela dei diritti umani». In Afghanistan del resto, ne è convinto il segretario di Stato Usa Antony Blinken, «sono stati raggiunti gli obiettivi prefissati: ora è tempo di riportare le truppe a casa».
E di farlo tutti insieme, «in stretta collaborazione con i nostri alleati», ha aggiunto. D'accordo anche la ministra tedesca della Difesa, Annegret Kramp-Karrenbauer: «Abbiamo sempre detto entriamo insieme, usciamo insieme», ha commentato. Così come il segretario di Stato per la Difesa britannico Ben Wallace, che ha ribadito come tutti i dettagli verranno decisi «in coordinamento con gli Usa, con l'Alleanza Atlantica» e con in mente l'obiettivo di «un Afghanistan sicuro e stabile». Anche se la strada per raggiungere questo obiettivo sembra ancora molto lunga: secondo i dati Onu, nei soli primi tre mesi dell'anno sono stati uccisi nel Paese 573 civili e 1.200 feriti. Si tratta soprattutto di donne e bambini rimasti mutilati, vittime di sparatorie, ordigni esplosivi o assassinii mirati.
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