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Si vestono ormai come i marines, con mimetiche da paura, fantascientifici visori notturni e futuristici fucili d’assalto, e si fanno un vanto di starsene accoccolati in cima ai veicoli blindati, agli Humvee corazzati americani da 140mila dollari l’uno, mostrando per le strade di Kabul e delle altre città afghane il meglio dell’arsenale a stelle e strisce appena razziato.
Sono la versione moderna dei guerriglieri talebani, un tempo esercito arrangiato di contadini e commercianti in sandali e camici tradizionali, oggi strutturati e avviati a diventare una compagine professionale: le unità d’élite 313 Badri Battalion. Forse il tentativo di creare una rete di commandos perfettamente attrezzati, forgiati da molte guerre e finalmente disciplinati e inquadrati in una forza che rischia di far impallidire i “pasdaran” iraniani.
Talebani, nascono i corpi d’élite
Immagini che i miliziani postano sui social proprio come i marines, icone e cartoline del nuovo ordine dei Mullah. Gli “studenti coranici” trasfigurati dalla vittoria in incursori votati alla diffusione della sharia. L’implosione dell’esercito afghano foraggiato dall’Occidente e il conseguente precipitoso ritiro Usa da Kabul, costringono ora il Pentagono a fare l’inventario di tutte le armi che non sono state distrutte (nella speranza che fossero impiegate contro i Talebani) e sono quindi finite nelle mani dei vincitori o nei Paesi vicini (in particolare nelle ex Repubbliche sovietiche), oppure nel mercato nero. Ovvio che non tutto si può facilmente utilizzare.
Tra il 2013 e il 2016 gli Stati Uniti hanno consegnato ai governativi afghani più di 600mila armi leggere: fucili d’assalto M16 e M4, circa 80mila veicoli, più tantissimi visori notturni, radio, addirittura dispositivi biometrici che oggi paiono in grado di identificare gli afghani “collaborazionisti”.
Come fare a capire quanti velivoli siano realmente nella disponibilità dei Talebani? Semplice: tramite i satelliti che guardano i 9 aeroporti militari conquistati dagli studenti coranici, compresi Herat, Khost, Kunduz e Mazar-i-Sharif. Ecco allora a Kandahar, 6 giorni dopo la riconquista, risultare 5 velivoli tra cui 2 M-17 e 2 Black Hawks, ma il 16 luglio ce n’erano 16, tra cui 9 Black Hawks. Dove sono finiti gli altri? Secondo anonimi esperti indiani, attentissimi alle vicende afghane per paura di nuove minacce al Kashmir, alcuni sono parcheggiati sulla pista uzbeka di Termez, aerei ed elicotteri. Quelli rimasti in Afghanistan non sono sempre pronti all’uso. Gli americani presumibilmente li hanno smantellati almeno in parte, oppure li hanno distrutti con raid e droni. Ma il Pentagono ammette di non avere un inventario esatto della Santabarbara residua afghana di provenienza Usa.
L’ARRUOLAMENTO
E poi c’è il capitale umano. Secondo alcuni analisti, i Talebani potrebbero costringere piloti formati dalle forze alleate su aerei e elicotteri da combattimento a pilotarli sotto minaccia, sotto le insegne dei Mullah. All’inverso, nel Regno Unito c’è chi propone di inquadrare centinaia di elementi delle forze speciali afghane addestrati in questi anni e fuggiti dall’Afghanistan col ponte aereo di questi giorni, creando un reggimento di Sua Maestà sulla falsariga della leggendaria Brigata Gurkha reclutata due secoli orsono, forte di 4mila soldati nepalesi.
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Il Messaggero