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«Biden e Draghi hanno accolto con favore l'opportunità per il G7 di pianificare un approccio comune sull'Afghanistan al summit in formato virtuale dei leader della prossima settimana». La nota della Casa Bianca che sintetizza il colloquio telefonico tra il presidente del Consiglio Mario Draghi e il presidente americano Joe Biden mette nero su bianco ciò che è stato evidente anche nella conferenza stampa che il presidente Usa ha tenuto poco prima della telefonata: Biden ha bisogno dell'aiuto dei suoi alleati per tentare di uscire senza danni dal pantano afghano riuscendo a portare a casa tutti gli americani e tutti, o quasi, coloro che hanno collaborato con Washington.
IL CORAGGIO
Il Comandante in Capo è indubbiamente in difficoltà e nel colloquio non solo ha dato appuntamento a Draghi al G7 convocato dalla presidenza inglese e che potrebbe tenersi a metà settimana, ma ha anche aperto ad una riunione straordinaria del G20 che la presidenza italiana intende convocare per mettere intorno allo stesso tavolo molti dei Paesi coinvolti a vario titolo nella vicenda afghana.
Ovviamente i due leader hanno iniziato la conversazione parlando delle difficoltà che si incontrano nel rimpatrio dei militari e soprattutto dei civili. Nella nota diffusa dalla Casa Bianca si legge che i due «hanno discusso dell'importanza di uno stretto coordinamento» tra il personale militare e civile dei due Paesi a Kabul e «che stanno lavorando insieme instancabilmente per evacuare in sicurezza i loro cittadini, gli afghani che hanno coraggiosamente sostenuto noi e la Nato nello sforzo bellico e altri cittadini afghani vulnerabili».
Il disastroso disimpegno da Kabul sta generando una crisi umanitaria e secondo Germania, Francia, Regno Unito e Italia, Washington non può pensare di limitarsi al rimpatrio degli americani e di qualche migliaio di collaboratori ritenendo chiusa la faccenda il 31 agosto.
Nella sua ultima dichiarazione Mario Draghi è stato chiaro nel delineare il quadro nel quale intende muoversi da presidente del G20. Alle telefonate con il premier inglese Johnson, il presidente francese Macron, la Cancelliera Merkel, è seguita la conversazione con il presidente russo Vladimir Putin e il colloquio che il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha avuto con il suo collega cinese Wang Yi che una ventina di giorni fa ha ricevuto a Pechino i leader talebani.
Sulla necessità di un dialogo con i talebani, che non implica un riconoscimento, nessuno obietta. Senza di loro l'evacuazione dei civili e dei militari da Kabul risulta molto difficoltosa se non impossibile. Il problema principale per l'Europa resta però quello dei migranti afghani che già affollano i campi turchi al confine con la Siria, ma che potrebbero riversarsi a milioni già dalle prossime settimana. Di fronte al caos e alla violenza nel Paese asiatico, Atene è già corsa ai ripari, con la costruzione di una barriera di 40 chilometri al confine con la Turchia e per Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue, non sarà facile convincere i Paesi ad aumentare le quote a disposizione per reinsediare i profughi afghani.
Il Messaggero