Urban Outfiters lancia il servizio per affittare capi di abbligliamento

Uno dei negozi Urban Outfiters
Urban Outfiters ha deciso di scommettere su un segmento a rapida crescita del settore fashion, quello dei capi di abbigliamento in affitto. La catena americana ha lanciato un...

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Urban Outfiters ha deciso di scommettere su un segmento a rapida crescita del settore fashion, quello dei capi di abbigliamento in affitto. La catena americana ha lanciato un servizio in base al quale, per 88 dollari al mese, i clienti potranno affittare sei capi a marchio Urban Outfitters, Free People e Anthropologie (sempre parte del gruppo) oltre ai brand esterni come Gal Meets Glam e Reebok.


Nel servizio sono inclusi anche capi vintage. Il nuovo servizio si chiama Nuuly e sarà gestito da David Hayne, figlio del cofondatore e Ceo di Urban Outfitters nonchè suo direttore delle attività digitali. Il gruppo punta ad attrarre nuovi clienti e a spingere le vendite fatte da quelli esistenti senza cannibalizzare lo shopping fatto nei negozi. Entro un anno, Hayne si aspetta che Nuuly abbia 50mila abbonati e ricavi annuali superiori ai 50 milioni di dollari. In una intervista al Wall Street Journal, ha spiegato: «Di sicuro non ci aspettiamo che i consumatori smettano di fare acquisti nei negozi. Quel tipo di acquisti ha senso per le cose che sai di usare spesso. L'affitto ha senso per le cose che vorresti provare».

Il servizio funziona così: un cliente sceglie sul sito di Nuuly i sei capi di abbigliamento che desidera e che saranno spediti dall'azienda in una busta riutilizzabile e un'etichetta pre-pagata. Alla fine del mese il cliente li rispedirà al gruppo per poi riceverne altri sei. Urban Outfitters garantisce che gli articoli saranno lavati e ispezionati prima di essere spediti a un nuovo cliente, che può sempre decidere di acquistarli. Secondo dati elaborati da GlobalData Retail e citati dal Wsj, il mercato dell'abbigliamento in affitto sta crescendo al tasso del 20% annuo. Esclusi i costumi, nel 2018 ha raggiunto un valore di un miliardo di dollari ed entro il 2023 dovrebbe superare i 2,5 miliardi.
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Il Messaggero