Dagli abiti da sposa alle marmellate, le suore rilanciano il made in Italy

Dagli abiti da sposa alle marmellate, le suore rilanciano il made in Italy
Nell’immaginario collettivo sono donne che trascorrono la loro vita tra il silenzio e le preghiere. Decine i monasteri delle suore di clausura disseminati in tutta Italia,...

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Nell’immaginario collettivo sono donne che trascorrono la loro vita tra il silenzio e le preghiere. Decine i monasteri delle suore di clausura disseminati in tutta Italia, in cui il tempo sembra fermarsi, scandito da riti e attività che poco hanno da condividere con il mondo esterno. Eppure, c’è qualcos’altro che si nasconde dietro quei cancelli. È il made in Italy che trova una rampa di ri-lancio grazie al lavoro di molte suore – di clausura e non – con il quale i monasteri si trasformano in piccole e grandi officine artigiane.




GLI ABITI DA SPOSA

Maggio così come giugno sono i mesi ideali per decidere di sposarsi. E allora, per chi è alla ricerca di un abito da sposa di qualità ma al contempo low-cost, in Umbria, nel monastero di Santa Rita da Cascia, le sorelle confezionano abiti bianchi, adatti a chi cerca un capo unico, senza dover per questo spendere cifre da capogiro. Da sempre considerata la patrona dei casi impossibili, molti sono i pellegrini che ogni anno riservano le preghiere a Santa Rita, con la speranza di ricevere la grazia per i casi più strani e diversi. E da oltre sessant’anni molte donne, in segno di ringraziamento, offrono il proprio abito da sposa al convento. Così, in quel monastero alle pendici delle colline umbre, durante il week-end, le sorelle accolgono un altro tipo di pellegrinaggio. Donne e ragazze, giovani o meno giovani in procinto di sposarsi, bussano alla porta in cerca di quell’abito che altrove non potrebbero permettersi. Uno speciale atelier dove le sorelle confezionano abiti su misura o riadattando quelli che il monastero conserva nei suoi armadi. Ad accogliere le giovani spose c’è una delle sorelle dell’ordine Agostiano – suora di clausura –, ma autorizzata a interagire con il pubblico, si chiama Maria Laura e prima di prendere i voti, lavorava nella piccola sartoria che la sua famiglia gestisce a Lucca. Nel monastero, per rendere agevole il lavoro, una delle stanze del parlatorio è stata trasformata in un piccolo e grazioso atelier, con tanto di specchi e cabina di prova. Chi può, una volta trovato l’abito perfetto, lascia un’offerta chi invece ha difficoltà, può portarsi via il capo senza dover pagare. L’importante, però, è la prenotazione, perché per entrare nell’atelier-monastero è necessario comunque inviare una richiesta. (email: monastero@santaritadacascia.org).



LE ALTRE PRODUZIONI


Tuttavia, oltre agli abiti da sposa, molte altre sono le attività che le suore portano avanti in molti dei monasteri sparsi nella Penisola. Dal laboratorio di restauro del libro antico, ospitato dall’abbazia di San Pietro e Paolo a Viboldone, in provincia di Milano, alle marmellate e alle conserve biologiche prodotte nel monastero viterbese delle Trappiste di Vitorchiano, fino alle oltre 200 erbe aromatiche coltivate nei giardini del monastero di San Biagio a Cuneo, con le quali le suore preparano creme ed elisir. E poi ancora le ceramiche che le suore benedettine plasmano ad Aversa e le gelatine e succhi di frutta preparati dalle sorelle dell’ordine delle Carmelitane scalze a San Remo con tanto di marchio e partita Iva registrata. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero