Riviste e fumetti vintage diventano borse: le creazioni made in Rome di "Scartami"

Le creazioni Scartami
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Originario di Roma Sud, per la precisone di Tor Marancia, il 33enne Emiliano Rosatelli dopo la Laurea in ingegneria edile capisce che non troverà lavoro. E allora decide di cambiare radicalmente professione: quattro anni fa crea il marchio “Scartami”. Recupera riviste d’epoca e le trasforma in borse, portafogli e zaini. Tutti pezzi unici, resi resistenti e ultra impermeabili grazie all'uso della resina.

 

Da dove viene l’idea di "Scartami"?
«Dopo la laurea in ingegneria edile architettura, ho avuto difficoltà a trovare una professione in linea con i miei studi, così ho deciso di crearmi autonomamente un’opportunità, partendo da una passione da bambino».

In famiglia vi occupate di pellami e accessori?
«No, ma fin da piccolo i miei genitori, che per anni hanno lavorato nel mondo dell’antiquariato a Roma, mi hanno trasmesso l’amore per gli oggetti d’epoca, pieni di storie da raccontare. Sono sempre stato un ammiratore delle grafiche anni ‘50 e avendo a disposizione riviste originali di quei tempi, ho voluto salvarle dalla polvere della cantina, dandogli una seconda vita. Così ho sviluppato l’idea di realizzare accessori che andassero contro la logica industriale della produzione in serie e creare dei prodotti unici in termini di qualità, ricerca del materiale e design».

Perché questo nome?
«La mia mission è quella di trasformare 'scarti di carta in arte'... Da qui il nome Scartami».

Con cosa realizza borse e accessori?
«Il materiale principale è la carta che tratto completamente a mano con resine e cere per renderla impermeabile e resistente agli strappi e all'usura. Quindi riviste di moda anni '50, vecchi fumetti, grafiche anni ’70 diventano il materiale di recupero che utilizzo per le mie borse, ognuna diversa dall'altra».

Usare la resina: un’idea che nasce da dove?
«È una tecnica che ho ideato e perfezionato nel tempo, ma che nasce dai materiali che ho studiato all’università. Molte sostanze che uso vengono dall’edilizia. Grazie alla resina ottengo una carta-tessuto, così la chiamo io, con delle caratteristiche tecniche molto performanti rispetto ad una semplice plastificazione, che invece tende a consumarsi. La resina rende la carta-tessuto in tutto e per tutto assimilabile a un tessuto. E' un processo utilizzabile non solo per realizzare accessori, ma anche per l'arredamento».

Si prospettava questo cambiamento professionale? 
«Non saprei dire, ho studiato da ingegnere e mi ritrovo ad essere un artigiano, eppure mi piace definirmi 'un ideatore', sono le mie idee che mi portano a sperimentare nuovi materiali e a superare i limiti dei materiali».

Scartami è composto da quante persone?
«”Sono il capo di me stesso!”. Mi occupo della realizzazione del materiale dalla A alla Z: a partire dalla ricerca delle riviste, la selezione delle pagine fino al trattamento della carta. Insieme a dei ragazzi con cui collaboro scelgo i modelli e le pelli da utilizzare per realizzare il prodotto finito. Sempre io mi occupo di seguire i social e seguo la commercializzazione».

Cosa si vende di più? 
«Gli accessori che vanno per la maggiore sono i portafogli, ma ultimamente sta tornando la moda dello zaino. Comunque chi compra “Scartami” è perché gli ricorda qualcosa, magari la rivista che la nonna aveva sul tavolo o il fumetto che leggeva da bambino».

C’è un negozio a Roma?
«”Scartami” è itinerante, ha partecipato ad eventi a Milano, Firenze, Venezia, Padova, ma Roma rimane sempre casa. Capita di trovarlo in qualche evento romano come Mercato Monti e a dicembre sarà al centro commerciale Euroma2. C’è poi il sito www.scartami.com o la pagina Facebook Scartami Italia».

Lo sta cercando?
«Se ci penso, più che avere un negozio, mi piacerebbe far parte di un collettivo dove si sperimenta e si realizza qualcosa di diverso. Un modo concreto per dare una vera alternativa Made in Italy».

Qualche nuova idea all'orizzonte?

«Sto realizzando accessori anche recuperando foulard in seta anni ’70. E nel contempo sto facendo prove ed esperimenti, per realizzare borse in cemento flessibile». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero