Aprile, Missoni in mostra al MAGA di Gallarate

Missoni, l’arte, il colore
​ROMA - “Missoni, l’arte, il colore”, questo il titolo della mostra che il MAGA di Gallarate dedica alla famiglia di creativi che, dal 1953, ha scelto proprio la città...

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​ROMA - “Missoni, l’arte, il colore”, questo il titolo della mostra che il MAGA di Gallarate dedica alla famiglia di creativi che, dal 1953, ha scelto proprio la città lombarda come propria base. Curata dallo storico e critico dell’arte Luciano Caramel e da Emma Zanella, direttrice del museo, l’esposizione è caratterizzata da allestimenti che diventano essi stessi opere ambientali; è articolata secondo diversi registri narrativi che delineano le principali caratteristiche della genialità dei Missoni, fatta di colore, materia e forma.




Emerge, inoltre, quanto la loro creatività sia legata a doppio filo con l’arte, rappresentando un caso pressoché unico nel panorama della moda internazionale. Ad aprire il percorso è una video-installazione di Ali Kazma, che rilegge il lavoro di “casa Missoni” proprio a partire dal connubio tra artigianato e scelte stilistiche legate a forme di design estremamente tecnico e di respiro internazionale.



Segue un’analisi delle radici culturali che hanno influenzato le scelte di disegno, colore, segno e forma dei Missoni, in cui l’attenzione si rivolge alle ricerche astratte e aniconiche europee degli artisti attivi nella prima metà del Novecento.



Contro-altare delle opere di Balla, Depero, Sonia e Robert Delaunay, Lucio Fontana, Paul Klee, Kandinsky, Bruno Munari, Mondrian ed altri è un’instalazione di abiti, progettata e allestita appositamente per la mostra e per il MAGA dagli stessi Missoni, dedicata al fascino e al glamour dei capi che hanno fatto la storia della Maison.



La sezione conclusiva esplora invece le relazioni tra il pensiero creativo di Ottavio Missoni e l’arte contemporanea italiana. La moda al museo, tendenza che sta prendendo piede negli ultimi anni, supera se stessa per mostrarsi nel suo carattere culturale. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero