Il gin? Oggi è local, agrumato, green e... a base di sterco di elefante

Tutte le tendenze dal GINDay 2023

Gin Tonic. Foto @questoeilmassimo per Flores Cocteles Milano
Il gin oggi è agrumato, local, sostenibile e con un packaging sempre più ricercato. E, spesso, italiano. Ecco le...

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Il gin oggi è agrumato, local, sostenibile e con un packaging sempre più ricercato. E, spesso, italiano.


Ecco le tendenze emerse dall’undicesima edizione del GINDay, prima e più importante fiera dedicata al distillato di ginepro andata in scena a Milano domenica 10 e lunedì 11 settembre. 

AGRUMATO E LOCAL
Certo, il London Dry Gin classico dal sapore secco resta un must (soprattutto per gli amanti del Martini Cocktail), ma si moltiplicano le referenze agrumate preparate con botaniche del territorio. Da Nord a Sud, passando per il Centro.

Così, per esempio, se la veneta Poli Distillerie presenta il nuovissimo Marconi 44 Gin (a base di ginepro, scorze di pompelmo rosa, limone, arancia amara, arancia dolce, semi di cardamomo e coriandolo), non diversamente l'azienda sarda Silvio Carta propone Grifu Orange Gin. Un nome che non lascia dubbi sulla botanica principale, oltre al ginepro: le arance di Sardegna. Decisamente freschi ed estivi. Ideali per un Gin Tonic o un Sour.

E ancora: dalla Calabria arriva Ginberg, gin artigianale, preparato -tra le altre botaniche- con bergamotto calabrese. Uno spirito di carattere prodotto da Officina degli Infusi.

PACKAGING RICERCATO
Un altro trend? La bottiglia è sempre più ricercata, bella, originale. Insomma, impreziosisce il prodotto. Tra le più innovative, quella del gin portoghese Vermuiz, ergonomica.

SOSTENIBILE
Non è tutto. Green e sostenibile sono altre due parole chiave.
Per esempio, la distilleria piemontese Bordiga ha lanciato Occitan Gin Italiano Biologico, versione bio in edizione limitata dell’Occitan Gin della casa.
E dal Sud Africa arriva poi il gin infuso con lo sterco di elefante: Indlovu, prodotto dalla distilleria Ibhu e distribuito da Rivoldrink. Hai capito bene.

 


Non tutti sanno che gli elefanti digeriscono solo un terzo di quanto mangiano. E che si nutrono soprattutto fiori e frutti. Il loro letame quindi è speciale e aromatico tanto che in Sud Africa lo usano in svariati modi. In questo caso, viene lavato, sanificato ed essiccato per poi essere utilizzato in infusione per ingentilire il distillato. Ogni lotto è diverso, a seconda di cosa ha mangiato l'elefante dal cui sterco sono state ottenute le botaniche. 


Tra l'altro, il 15% dei ricavi viene donato a Herd, trust che si occupa della protezione degli elefanti del Sudafrica. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero