Ritrovato il terzo Uovo Imperiale di Fabergé: è in vendita

Ritrovato il terzo Uovo Imperiale di Fabergé: è in vendita
ROMA - Un rigattiere americano, un magazzino di cimeli e paccottiglia e il ritrovamento fortuito di un oggetto di valore inestimabile. Non è la trama di un film ma la cronaca del...

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ROMA - Un rigattiere americano, un magazzino di cimeli e paccottiglia e il ritrovamento fortuito di un oggetto di valore inestimabile. Non è la trama di un film ma la cronaca del ritrovamento del terzo Uovo Imperiale, considerato perduto da oltre un secolo, che Fabergé realizzò per lo Zar Alessandro III.




L’uovo, in oro giallo, poggia su un tripode che riproduce le zampe di un leone ed è contornato da una ghirlanda su cui si intrecciano fiori e diamanti; al punto di unione di ogni ghirlanda è posto uno zaffiro cabochon e sotto al meccanismo di apertura un grande diamante a taglio brillante.



Come tutte le uova create da Fabergé, anche questo esemplare contiene una sorpresa: qui l’orafo francese si è affiancato all’arte di Vacheron Constantin, che l’ha completato con un orologio da signora dal quadrante smaltato e con le lancette in oro e diamanti.



Riconosciuto dagli antiquari londinesi di Wartski ed acquistato per un cliente privato fra i pezzi in vendita da un rigattiere americano, l’uovo è stato esposto a Londra. «Per il mondo dell’arte e per quello degli appassionati di Fabergé, non era possible tacere questo ritrovamento.



È come trovare un Rembrandt e non dirlo ad anima viva; potrebbe sparire di nuovo per altri 112 anni, chi può dirlo», ha affermato Kieran McCarthy, direttore di Wartski.



Non è dato sapere chi abbia acquistato l’uovo realizzato come regalo per l’imperatrice Maria Feodorova, quel che è certo è che la cifra è da capogiro. Il primo acquirente americano l’ha acquisito per 14mila dollari, cifra calcolata sul valore intrinseco dell’oggetto.



L’aggiunta del valore storico/artistico e della leggenda che lo avvolge, di sicuro, avrà contribuito all’aggiunta di più di uno zero. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero