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Oltre le classiche espressioni poetiche della moda. Il brand siciliano Casa Preti, fondato dal sarto palermitano Mattia Piazza con l’architetto svizzero Steve Gallay, punta sul connubio tra un’armonia non convenzionale e le arti visive. In una singolare fusione di stili, il marchio, che riprende il nome da Mattia Preti, pittore caravaggesco della scuola napoletana detto il “Cavalier Calabrese”, dà vita alla collezione primavera-estate 2023 “Umane”, presentata all’Ex Caserma Guido Reni durante la Roma Fashion Week organizzata da Altaroma. L’inconfondibile realismo delle linee di ispirazione clericale, un cambio di prospettiva in cui protagonista è l’empowerment del gender fluid nel mondo ideale non più governato solo dagli umani in un’accezione generale. «Nel nostro ragionamento le umane sono tutte le donne e gli uomini che credono e investono sulla bellezza in senso alto. In questo immaginario non vi è la visione passiva dell’essere scelti ma la rivendicazione del potere della scelta come mezzo di autoaffermazione.
Non una visione dantesca della Umana Angelica ma per tutte una donna e un uomo “umana”, che sa scegliere e vuole farlo», fanno sapere dalla maison. Un manifesto di autodeterminazione, come vuole la tradizione di Casa Preti, che fa della ribellione silenziosa un messaggio tradotto negli abiti e invita a riflettere sull’attualità. Così, spicca l’omaggio a Santa Rita, la santa dei casi impossibili e venerata a Palermo, la cui celebre rosa rossa è un’icona miracolosa per i fedeli. La storia della mistica cela un racconto affascinante: Rita pregò affinché i figli morissero piuttosto che vederli vivere nel peccato dopo aver vendicato il padre barbaramente ucciso. In passerella forme essenziali, minimal, l’occhio attento per la tecnica modellistica e il know-how sartoriale, rubando elementi al guardaroba maschile in cui il rigore dei tagli si mescola con i grafismi e il decorativismo floreale. Tulle, sete e cotoni, stoffe cerate sposano nuance che spaziano dal giallo al rosa, fino all’argento e all’immancabile presenza del bianco e del total black. Poi, tessuti tecnici e freschezza materica in capi che non sono solo indumenti da indossare, ma un alfabeto emozionale da decodificare riuscendo a stupire in un mare di proposte stereotipate.
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