BOLOGNA - Maglioni oversize, camicie tartan, jeans strappati, anfibi o scarpe da ginnastica consumate. Questo, e molto altro era lo stile Grunge. Erano gli anni Novanta, erano i...
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Il 2013 segna i vent’anni dall’uscita dell’ultimo album della band «In Utero» e il 2014 i vent’ani dalla scomparsa di Cobain. Una mostra che copre volutamente un arco di tempo a cavallo dei due anni che segnano ricorrenze importanti per un gruppo che con la canzone «Smells Like Teen Spirit» è accreditato come autore dell’inno di una generazione, quella che scampava agli anni Ottanta rifiutandone lo spirito edonista e la crisi economica che mette in ginocchio gli Usa.
Il termine grunge, praticamente sinonimo di punk, porta con sé uno stile fatto di trasandatezza e abiti strappati, ma con il tempo è diventato ricercato e voluto da coloro che sposano il grunge griffato alla Kate Moss, più volte fotografata in abiti che ricordano lo stile di Kurt Cobain.
Quel ragazzo di 27 anni, dalle camicie di flanella e i pantaloni rattoppati, carico di eccessi ed entrato nel club dei «maledetti», ci mette poco a diventare un’icona di ribellione, di una musica che agli estremissimi del punk associa un lato melodico a tratti romantico, simbolo delle rivolte in cui muovono i primi passi i movimenti no-global.
A raccontare la storia del trio (insieme a Cobain c’erano Dave Grohl al basso e Krist Novoselic alla chitarra), le 60 foto di Charles Peterson, Kevin Mazur e Kirk Weddle. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero