La Convenzione di Istanbul difesa dalla figlia di Erdogan. Dopo le manifestazioni femministe contro le pressioni degli ultraconservatori islamisti perché la Turchia si...
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I media turchi rilanciano un comunicato diffuso sabato scorso a difesa della Convenzione di Istanbul, contro le presunte minacce alla famiglia tradizionale turca, mentre prosegue il dibattito in Turchia sulla possibilità del ritiro della Turchia. Per Kadem, «non si può parlare di 'famiglià se una parte è oppressa dalla violenza» e la «Convenzione di Istanbul è il primo protocollo internazionale che garantisce protezione alle donne contro ogni forma di violenza in quadro legale». L'associazione aggiunge: «Sostenere che questa Convenzione legittimi gli orientamenti omosessuali dimostra quantomeno malafede». Ma poi, il giorno dopo su Twitter, la stessa Kadem afferma che i movimenti Lgbt - considerati «immorali» - rappresentano una minaccia per «il proseguimento delle generazioni».
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Il figlio contrario
A esprimere una posizione critica è stato invece Bilal, un altro dei quattro figli del capo dello stato, tramite la fondazione giovanile Tugva, cui è legato. Pur sottolineando l'impegno contro la violenza di genere, il gruppo ha espresso la sua opposizione contro diversi articoli del documento, accusato di diffondere valori contrari alla famiglia tradizionale e fare propaganda per la comunità lgbt. Nelle ultime ore, rilevano i media locali, si sarebbe così acceso un dibattito interno alla famiglia Erdogan, su cui il padre-presidente sarà chiamato a mettere la parola fine. Il comitato esecutivo del suo Akp dovrebbe esprimersi nei prossimi giorni sul futuro della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, che fu aperta alla firma a Istanbul nel 2011 e che la Turchia fu il primo Paese a ratificare l'anno successivo. Il mese scorso, il suo vice-leader Numan Kurtulmus ha suggerito un possibile ritiro di Ankara. Leggi l'articolo completo suIl Messaggero