Violenza donne, Bonafede: «Con il Codice rosso procure in difficoltà, investiremo più risorse»

«I dati sulla violenza contro le donne ci dicono che il fenomeno è devastante, che siamo di fronte ad un'emergenza sociale. Dall'altra parte è...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
«I dati sulla violenza contro le donne ci dicono che il fenomeno è devastante, che siamo di fronte ad un'emergenza sociale. Dall'altra parte è come se la gente non se accorgesse e c'è un'inconsapevolezza strisciante a livello sociale», afferma il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede intervenendo in Senato al convegno “Nemmeno con un fiore: Nemmeno con un clic”. Per il ministro, la società «cinica guarda con sospetto le vittime».

«Chi esercita violenza, chiariamolo subito, non è da considerare uomo». E poi sulla legge del Codice rosso”, entrata in vigore lo scorso luglio e che prevede percorsi più veloci per le denunce di violenza. «Nel momento in cui una donna denuncia, l'agente deve immediatamente informare l'autorità giudiziaria che entro 3 giorni deve sentire la donna. Lo Stato dice che l'urgenza c'è sempre, per legge. Le critiche al Codice Rosso vertono sul fatto che tante Procure stano avendo difficoltà con questi tempi. Lo so. Mi rendo conto. Cercheremo di investire ancora più risorse sulle Procure e le forze dell'ordine, ma era una cosa da fare».  

Ma la violenza sulle donne non si combatte solo nelle aule di giustizia, per il ministro. «Va combattuta anche sul web, strumento che può generare solitudine.
«Le leggi non bastano. Bisogna lavorare sugli strumenti tecnologici, ad esempio attraverso Google e Facebook. L'isolamento della donna e la tendenza a voler proteggere il contesto, quasi sempre familiare, in cui la violenza viene esercitata sono due costanti».

​Violenza sulle donne, per il 24% la causa è il modo di vestire. E il 13% ritiene normali gli schiaffi


Bisogna riflettere, aggiunge Bonafede, sui dati diffusi ieri dall'Istat secondo cui il 25% degli italiani pensa che la violenza sessuale possa essere addebitabile al modo di vestire delle donne e il  40% ritiene che sia possibile sottrarsi ad un rapporto sessuale non voluto. «Nei contesti in cui c'è mafia, può esserci un muro di omertà ma c'è consapevolezza. Sulla violenza sulle donne non c'è consapevolezza sociale. Perché? Perché il primo problema da affrontare è l'isolamento delle donne», ha aggiunto. «Questo senso di solitudine è il punto di partenza per lo Stato per abbattere i muri non solo fisici ma anche psicologici. Per abbattere il senso colpa che viene indotto dalla società. I dati Istat ci consegnano la foto di una società cinica capace di guardare con sospetto le donne vittime di violenza». 


  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero