“Anche io ho denunciato”, storie di vittime di violenza: il libro-progetto di Sabrina Lembo sostenuto da Maria Grazia Cucinotta

Sabrina Lembo
«Lui è qualcuno, io no. Io non valgo niente. E’ questo che mi diceva…e a volte mi capita ancora di credergli...». Francesca alla fine nemmeno...

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«Lui è qualcuno, io no. Io non valgo niente. E’ questo che mi diceva…e a volte mi capita ancora di credergli...». Francesca alla fine nemmeno provava a difendersi. «Ti passa anche la voglia di litigare, di ribellarti, di fare qualsiasi cosa». Le prendi e basta. «Nell’acido mi voleva scogliere! E io… diventavo sempre più piccola, le prendevo e basta, perché avevo paura di finirci davvero nell’acido». Storie di donne che arrivano a sentirsi niente e restano in silenzio a chiedersi dov'è finita la voce, la forza di ribellarsi, dov'è finito il coraggio di dire no. Offese e riempite di botte, ci sono i segni sulla pelle e quelli che nessuno vede, a volte più profondi degli altri. Sabrina Lembo, scrittrice e imprenditrice, le racconta nel libro “Anche io ho denunciato”, un testo teatrale in italiano e spagnolo che è diventato anche un progetto sostenuto da Maria Grazie Cucinotta, presidente dell'associazione onlus “Vite senza paura”.  «Abbiamo scelto di pubblicare il libro sul canale Amazon perché i soldi raccolti andranno all'associazione. La scelta delle due lingue è per poter raggiungere il maggior numero di persone, creare un giro internazionale intorno al progetto. Abbiamo già due presentazioni fuori dall'Italia in programma, a Madrid e Bogotà». 



C'è la storia di Sabrina, quella di Francesca e anche quella di Giovanni, un ragazzo gay che ha avuto una relazione con un uomo ed è stato minacciato di morte, «frocio di m....se parli ti rovino». E lui può farlo, è un uomo conosciuto, affermato, giornalista esperto di mafia. Lo stesso uomo che ha fatto violenza a Sabrina e Francesca. Rispettabile, perbene e nessuno potrebbe immaginare. «Racconto anche la mia storia», spiega l'autrice e traduttrice molisana, 39 anni, tornata a Campobasso per guidare l'azienda olearia di famiglia. «L'amore sbagliato con un uomo che esercitava violenza psicologica, mi faceva sentire una nullità. Mi sono ammalata per lui, fibromialgia. Ho scritto questo libro per incoraggiare le ragazze e le donne a riconoscere il tipo di violenza che si subisce e a denunciare, a non avere alcun timore a parlare. Se non ci vedono ridotte sulla sedia a rotelle per colpa di un uomo, non ci credono mica. Nessuno ci presta attenzione. Eppure, la violenza psicologica fa più male di un pugno. E’ l’inizio di un calvario che può sfociare, poi, in violenza fisica e tragica, con la morte, ma può anche andare peggio. Può continuare per sempre, in silenzio, senza che nessuno sappia mai nulla». 

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Il Messaggero