Violenza, gli esperti: «Gli uomini tornano a commettere gli stessi reati, per proteggere le donne bisogna curarli»

Violenza, gli esperti: «Gli uomini tornano a commettere gli stessi reati, per proteggere le donne bisogna curarli»
Gli uomini violenti troppo spesso ripetono gli atti violenti. Per proteggere le donne bisogna - insieme ai procedimenti penali - occuparsi anche del recupero e aiutare questi...

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Gli uomini violenti troppo spesso ripetono gli atti violenti. Per proteggere le donne bisogna - insieme ai procedimenti penali - occuparsi anche del recupero e aiutare questi uomini a curarsi. «Per la maggior parte delle volte, un uomo violento torna a commettere lo stesso reato», sostiene Leonardo Agueci,  già procuratore aggiunto di Palermo e oggi presidente della Fondazione Legalità Onlus. «Ecco perché si deve recuperare un ritardo, e interrogarsi, tutti, su come intervenire».  Al Centro di Accoglienza Padre Nostro di Brancaccio  (Ex Mulino del sale, a Palermo), prende domani  il via un ciclo formativo rivolto a operatori del sociale, forze di polizia e magistrati per la prevenzione e gli interventi per gli uomini autori di maltrattamenti


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La violenza maschile sulle donne ha un carattere strutturale e non certo emergenziale. Accade che questi uomini, invece di tentare di capire come trasformare il loro istinto violento in altro, ci si abbandoneranno: dall'immaginare violenze sulle donne o anche sui bambini, torneranno a compierle. «L'Ufficio Inter-distrettuale di Esecuzione Penale Esterna - spiega Marina Altavilla, dirigente Uiepe - da tre anni ha avviato la sperimentazione della  presa in carico dei maltrattanti autori di reato in esecuzione penale esterna in tutti gli otto uffici presenti in Sicilia, con una supervisione centrale che ha accompagnato negli anni l'operatività regionale; oggi, grazie a nuovi progetti, abbiamo ritenuto importante  aprirci anche all'aspetto della prevenzione primaria nelle scuole e a chiedere una collaborazione a  tutte le agenzie non solo di controllo,  ma anche sociali e sanitarie presenti nei territori. Quest'ultima azione è molto complessa a fronte di una quasi totale carenza di servizi appositamente dedicati».


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Il percorso formativo «Un altro me» - sette, in tutto, gli appuntamenti - prende il titolo dal film di Claudio Casazza realizzato nel 2016, che ha come tema il primo esperimento italiano di «trattamento intensificato» per responsabili di violenze sessuali nel Carcere di Bollate ad opera del CIPM di Milano il cui obiettivo è quello di prevenire la recidiva dei cosiddetti sex offenders. Il quesito è, innanzi tutto, se e come un autore di un reato di violenza contro le donne possa prendere coscienza di ciò che ha fatto, per non ricadere un giorno nella stessa violenza.  In ogni caso, l'elaborazione delle proprie emozioni può essere un cammino lunghissimo, inedito per molti adulti maschi.  «Un altro Me» nasce dall'incontro di due progetti dedicati alla prevenzione primaria nelle scuole e terziaria nei confronti dei maltrattanti autori di violenza di genere, finanziati dal Dipartimento delle Pari Opportunità. «La crescente diffusione di gravi condotte ascrivibili alla violenza di genere nei confronti delle donne, da parte degli uomini, rende  necessaria l'adozione  di interventi specialistici  sebbene integrati e orientati alla presa in carico multidisciplinare dei maltrattanti», afferma Rosanna Provenzano, referente scientifico del Programma formativo. 


«La recidiva degli autori di violenza è straordinariamente alta se non interviene qualcosa o qualcuno, è necessario tenerlo bene in mente. Ecco, dunque, la necessità - conclude Agueci - di agire perché possano essere presi in carico da un servizio o un centro d'ascolto per uomini maltrattanti.» 
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Il Messaggero