Dopo il cancro al seno in barca a vogare, la grande sfida delle “Dragon Boat"

Uno degli equipaggi rosa delle "Dragon Boat"
Le barche scivolano lentamente in acqua. Ancora un po' di riscaldamento e gli equipaggi in rosa sono pronti. La sfida continua: ecco il 3° Trofeo Nazionale “Dragon...

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Le barche scivolano lentamente in acqua. Ancora un po' di riscaldamento e gli equipaggi in rosa sono pronti. La sfida continua: ecco il 3° Trofeo Nazionale “Dragon Boat” Lilt (Lega italiana tumori) che si svolge questo ultimo week end di giugno a Treviso, nelle acque del Sile. Sono le donne che hanno vinto il tumore al seno questa volta in veste di atlete che gareggiano a colpi di remi.


Dieci squadre che arrivano da tutta Italia. Per mostrare come autostima, dolore e passione riescono a far pagaiare anche chi credeva di non poter avere più forza. Chi temeva che il bisturi, la chemio e la radio avessero il maledetto potere di cancellare ogni sussulto di vitalità. Anche sportiva. Una contra l'altra ma legate a filo doppio dall'esperienza del cancro e dalla voglia di vincere. Ovunque.
Gli equipaggi, ventidue persone, sono sulle Dragon Boat, imbarcazioni di origine orientale con testa e coda di drago.Il ritratto di un sogno che è diventato realtà. La riabilitazione dopo l'intervento e le cure si sono trasformate in una nuova sfida. Assolutamente fuori dagli schemi tradizionali. Vogare, come è testimoniato dalla letteratura scientifica, è particolarmente indicato dopo il cancro alla mammella perché si tratta di  una attività intensa e ripetitiva che coinvolge il tronco e l’arto superiore. Gli oncologi parlano di un benefico
“effetto pompa” sul linfedema. Inoltre «è sicuro e non pesante come la corsa permettendo un graduale recupero della forza e articolarità dell’arto superiore». 

Raccontano le donne di
“Pagaierosa” che si allenano a Castel Gandolfo (pagaierosa.org): «Siamo tutte insieme, dai ventidue ai settantacinque anni. Il tumore al seno può spingere la paziente verso un muto e compassionevole isolamento. Questo sport fatto insieme ci permette di toccare un'insperata gioia collettiva. Fatta di coraggio e vivacità». In questo collettivio ritorno alla vita si intrecciano magicamente emozioni, fatica, ricordi, piccole sconfitte e grandi vittorie.  Altro che isolamento. La barca, l'impegno e lo sport all'aria aperta diventano forze trainanati verso una socializzazione che, piano piano, si fa energia singola e di gruppo. Si fa successo. 


«Questa manifestazione ci ricorda quanto sia importante lo sport per le donne operate di tumore al seno, a livello fisico e psicologico. Il carcinoma mammario è ancora un big killer,,il più frequente in assoluto nella popolazione femminile. Colpisce una  donna ogni otto nell’arco della vita -  spiega il senologo-chirurgo Francesco Schittulli Presidente della Lilt nazionale - e l’elevata incidenza della malattia e la sua tendenza alla cronicizzazione hanno fatto registrare una continua crescita di questo tipo di riabilitazione. Dall’immediato post operatorio è fondamentale la ripresa della vita attiva, sia per correggere eventuali limitazioni funzionali che per aiutare il reinserimento sociale e occupazionale della donna». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero