Biscottificio distrutto dal terremoto, Rosangela: «Non c'è gente ma ho riaperto lo stesso»

Rosangela Pieroni Negozio distrutto sisma Rosangela: ho riaperto il biscottificio
Ci vuole passione e tanto coraggio a riaprire un'attività in un centro che prima del terremoto contava 1.700 abitanti e che dopo le scosse del 2016 è quasi un...

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Ci vuole passione e tanto coraggio a riaprire un'attività in un centro che prima del terremoto contava 1.700 abitanti e che dopo le scosse del 2016 è quasi un borgo fantasma. Quattrocento residenti in meno perché sfollati in altri Comuni, l'80 per cento degli edifici lesionati, il seconde case sbarrate in attesa di ricostruzione come le prime e gli immobili pubblici. Eppure Caldarola non è come sembra. Ci abitano persone che non se ne vogliono andare, questa è la forza del paese in provincia di  Macerata che ospita il Castello Pallotta, uno dei monumenti privati più visitati delle Marche, e dove scorre una strada che porta verso il Parco dei Sibillini. Chi ci passa, anche per sbaglio, se ne innamora.


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Qui abita Rosangela Pieroni, 66 anni, titolare del Vecchio Biscottificio Carducci, che ha rilevato dopo la morte del marito Pietro Carducci, quasi 23 anni fa. Il forno era stato creato nel '65 e ha accompagnato tutta la vita di Rosangela che fin dal matrimonio si è messa a impastare biscotti e dolci con il marito: prima le pizze di Natale con noci e fichi e le ciambelle di Pasqua, poi le colombe e i panettoni, fino a ricette particolari come i malfatti con la vernaccia o le ciambelline al mistrà. Il negozio, alle porte della cittadina marchigiana, ha resistito alla scossa del 24 agosto del 2016 e a quelle del 26 ottobre, ma non al devastante terremoto del 30 ottobre. «Ero in negozio quando la mattina è arrivata la scossa - racconta Rosangela - prima ho sentito un boato, poi la porta ha iniziato a muoversi su e giù, ho visto sollevarsi del fumo, era la polvere provocata dalla caduta dei tramezzi». Rosangela esce miracolosamente illesa ma perde il suo forno. Inagibile a causa del terremoto. «Sono stata ferma dieci mesi - racconta - un periodo bruttissimo, non riuscivo a stare senza il mio lavoro. Poi mi sono detta: basta, riapro. Mia figlia che è ingegnere ha redatto il progetto».

E Rosangela, il 24 febbraio del 2017, chiede di fare i lavori in un altro locale, antisismico e sicuro, che però non aveva mai utilizzato. E qui inizia il calvario burocratico che solo il piglio di una donna tenace riesce a risolvere. «I clienti, da ogni parte d'Italia, mi chiamavano e mi chiedevano quando avrei riaperto, ma io non sapevo cosa dire,  la mia pratica non si muoveva. Allora il 14 giugno del 2017 mi sono decisa e sono andata alla sede della Provincia, a Macerata, mi sono presentata alla 7,45, ho atteso l'addetto e gli ho detto: cercavo proprio lei, sono mesi che aspetto una risposta, se oggi la mia situazione non si blocca resto qui anche stanotte e la notte dopo ad oltranza». Sarà perché era tutto a posto e la pratica era ferma in qualche cassetto non si sa perché, il progetto si è subito disincagliato ed è arrivato in Comune. Così Rosangela dopo i lavori, che ha fatto a sue spese usando un prestito in banca e i suoi risparmi, il 9 settembre del 2017 ha riaperto.


Oggi come va? «Tiro avanti, questa estate non c'è stato molto movimento, non ci sono turisti, i paesi non sono più affollati, la ricostruzione è ferma. Qualcuno, sfollato sulla costa, non tornerà più, perchè nel frattempo ha trovato lavoro fuori e ha già iscritto i bambini in altre scuole». Eppure Rosangela resiste: «Amo Caldarola e il mio lavoro, l'ho detto anche mie due figlie, io resto qui». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero