Saranno impiccati gli stupratori e assassini della studendessa indiana. Il 22 gennaio sarà eseguita la sentenza di pena capitale per i quattro condannati per lo stupro che...
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All'India la maglia nera di peggior paese al mondo per le violenze sulle donne
Asha Devi, la madre di Nirbhaya (il nome, di fantasia, è stato scelto per il suo significato di «senza paura» ) ha detto che la condanna «restituirà alle indiane la fiducia nella giustizia». La studentessa di medicina venne assalita, violentata e torturata a Delhi da una gang di sei uomini che offrirono un passaggio su un autobus a lei e all'amico che la accompagnava la notte del 16 dicembre del 2012. Gettata dalla gang fuori dall'autobus dopo alcune ore di torture, la ragazza morì nella notte del 29 dicembre per le brutali ferite riportate. Il suo caso suscitò in India un'ondata di indignazione senza precedenti e portò il paese ad una inedita sensibilità nei confronti dell'enormità del fenomeno stupri e alla richiesta di sicurezza per le donne. Dei sei accusati, uno si suicidò in carcere prima della sentenza definitiva; un altro, minorenne, ha già scontato la condanna di tre anni in un riformatorio minorile ed è libero. Per gli altri quattro, dopo che la Corte Suprema nel 2017 ha rifiutato la richiesta di appello contro la condanna, e dopo che il Presidente ha rigettato, lo scorso dicembre, la domanda di grazia di uno di loro, resta un'ultima, remota possibilità, la cosiddetta «curative plea», una decisione benevolente a favore di un condannato, ammessa nel caso in cui si possa ritenere che la condanna costituisca una palese ingiustizia.
India, pena capitale per gli stupri nello stato dell'Andhra Pradesh
Morta la ragazza bruciata viva mentre andava in trubunale: aveva denunciato i suoi stupratori Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero