Floyd, prodotti di bellezza per donne nere non saranno più esposti sotto chiave nei supermercati americani

Floyd, prodotti di bellezza per donne nere non saranno più esposti sotto chiave nei supermercati americani
Tinte per capelli, balsami e shampoo per capelli di donne e ragazze afro-americane non saranno più esposti sotto chiave nelle catene dei maggiori supermercati. Si tratta...

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Tinte per capelli, balsami e shampoo per capelli di donne e ragazze afro-americane non saranno più esposti sotto chiave nelle catene dei maggiori supermercati. Si tratta dell'ennesimo segno di discriminazione contro i neri affiorato in questo periodo di proteste. In molti store i prodotti per i capelli destinati ai neri erano esposti a parte e controllati dai commessi per evitare eventuali taccheggi. I prodotti di bellezza per i bianchi, invece, si trovano negli scaffali senza alcuna protezione.


Ieri c'è stata la risposta delle catene di farmacie Walgreens e CVS Health e prima ancora quella dei supermercati Wallmart, tutti decisi a togliere da appositi contenitori chiusi e controllati i prodotti di bellezza per le donne di colore. In questo modo, hanno spiegato in una nota queste grandi realtà commerciali, si vuole mettere fine ad una pratica di vendita che in alcuni negozi aveva attirato l'ira di tanti clienti infastiditi per un segno di disparità tra bianchi e neri.

«Stiamo garantendo che i prodotti di bellezza e per la cura dei capelli multiculturali non siano conservati dietro a custodie chiuse a chiave in nessuno dei nostri negozi», ha detto Walgreens in una dichiarazione inviata via email alla Associated Press. Adesso i rivenditori stanno ripensando alle strategie di merchandising sulla scia delle proteste in tutta la nazione contro la brutalità della polizia e la disuguaglianza razziale dopo la morte di George Floyd a Minneapolis.

«Se si chiudono a chiave i prodotti per i neri e non lo si fa per i prodotti per i clienti bianchi, questo è discriminatorio» ha detto Neil Saunders, amministratore delegato di GlobalData Retail. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero