La capitana Sara Gama: «L'Italia ci guarda? La Nazionale vi stupirà»

La capitana Sara Gama: «L'Italia ci guarda? La Nazionale vi stupirà»
Capitana, difensore con il maggior numero di presenze, dirigente federale e simbolo del calcio femminile. Se c’è una volto che può identificare, oggi,...

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Capitana, difensore con il maggior numero di presenze, dirigente federale e simbolo del calcio femminile. Se c’è una volto che può identificare, oggi, l’Italia al Mondiale femminile che dopodomani prenderà il via in Francia, è proprio il suo. Quello di Sara Gama, che domenica all’ora di pranzo nello stadio du Hainaut di Valencienne guiderà l’Italia all’esordio iridato e contro l’Australia.

 
Sara, ci siamo quasi. L’Italia sta per tornare a giocare una gara del Mondiale a 20 anni anni di distanza dall’ultima volta.
«Finalmente. Dopo tante settimane di ritiro non vediamo l’ora di scendere in campo e sfogarci».

Per prendervi qualche soddisfazione anche come movimento?
«In questo momento il nostro pensiero è al campo, a giocare le partite. Il resto è venuto prima e verrà, magari, dopo».

Come vi state avvicinando all’esordio?
«Con tante sensazioni positive. Stiamo lavorando molto e con tanto impegno per vivere al meglio questa grande opportunità».

Che per tutte voi è nuova, oltre che affascinante.
«Sicuramente, anche se tra noi c’è chi ha già vissuto importanti esperienze internazionali europee con il proprio club».

Il primo avversario sarà l’Australia, sesta nel ranking mondiale.
«Il che vuol dire che è una Nazionale molto solida, con calciatrici che sono top player a livello mondiale. Hanno fisicità ma anche un bel gioco».

Sembra un ostacolo molto alto...
«Se sei a un Mondiale non può essere altrimenti. Nel nostro c’è anche il Brasile, altra Nazionale molto forte, ma non siamo spaventate».

L’Italia, invece, a che livello sta?
«Il nostro percorso di crescita è ancora in evoluzione, ma se siamo tra le migliori al mondo è perché ce lo siamo meritato».

Sentite la pressione del forte interesse che c’è intorno a voi ragazze? 
«Lo abbiamo sentito nell’attimo in cui è arrivata la qualificazione, per il particolare momento vissuto dall’Italia calcistica. Tanta attenzione ci fa ancora piacere, ma vogliamo restare concentrate su noi stesse e sul campo».

Ma dove potete arrivare?
«Il primo traguardo da raggiungere sarà quello dia superare il turno, ovviamente».

Andare avanti nel Mondiale può diventare più di una semplice vetrina?
«Deve essere un punto di partenza, non di arrivo, dopo gli investimenti fatti su di noi. Se giochiamo la competizione più importante al mondo lo dobbiamo anche alla forte spinta arrivata da chi ha creduto nel nostro movimento».

Che ora attende l’introduzione del professionismo.

«Questo è un problema sul quale lavorano le istituzioni. Posso però dire che allenarci da alcuni anni come delle professioniste ci ha indubbiamente fatto crescere molto, per questo crediamo che si faranno altri passi in avanti. Ma ora, lo ripeto, dobbiamo pensare solo alle gare del Mondiale». E, possibilmente, a stupire ancora; e non solo le 600 persone che hanno seguito in Francia le azzurre, ma l’Italia tutta. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero