Bufera sul gruppo Facebook pro Salvini, minacciata di stupro la scrittrice Michela Murgia

Bufera sul gruppo Facebook pro Salvini, minacciata di stupro la scrittrice Michela Murgia
«Speriamo che ti violentano». Di nuovo violenza sul web contro una donna. Ogni giorno un nuovo caso porta a galla un fenomeno strisciante e sommerso fatto di minacce...

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«Speriamo che ti violentano». Di nuovo violenza sul web contro una donna. Ogni giorno un nuovo caso porta a galla un fenomeno strisciante e sommerso fatto di minacce non troppo velate e tanto sessismo. Stavolta è toccato a Michela Murgia, scrittrice e critica letteraria, autrice del bestseller Accabadora e vincitrice dei premi Campiello, Dessì e SuperMondello. Su Facebook è stata oggetto di pesanti intimidazioni del tipo “ti stupriamo”, o addirittura l'augurio di morire.




Al centro della rabbia dei cretini da tastiera un intervento a favore dei migranti che ha fatto a Bologna domenica scorsa durante un dibattito per la Repubblica delle Idee. A bersagliare la Murgia è un gruppo di Facebook che si chiama Gruppo uniti a Salvini e che è già stato segnalato alle autorità postali.

A questo punto la scrittrice non ha esitato a rivolgersi al leader della Lega chiedendogli perchè mai le pagine a sostegno del suo partito possano arrivare a tollerare questo linguaggio orrendo che finisce non solo di avere uno scopo intimidatorio, ma offre l'esempio, rischiando di indurre altri a fare altrettanto, sdoganando un linguaggio triviale, minaccioso, osceno che sfocia in una specie di orrenda catena di sant'antonio.

«Lasciare questa sequela di commenti in un gruppo aperto dedicato a Salvini - commenta la Murgia - manifesta l'intenzione di punirne una per educarne cento». Il dissenso politico non può essere punito con l'odio, fino alle minacce. La sequenza delle offese è impressionante. «Ha due guanciotte giuste da riempire di schiaffoni», «Da un nero ti devi trafiggere», «questa vuole i migranti per altri motivi personali». «fatti curare deficiente, spero che tutto ciò ti si ritorcerà contro». Sembri un cesso plastificato».  










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Il Messaggero