Le donne anziane hanno sopportato meglio il lockdown rispetto ai maschi

Le donne anziane hanno sopportato meglio il lockdown rispetto ai maschi
«La donna anziana durante la quarantena ha sofferto di meno rispetto all’uomo, questo perché ha continuato a fare le cose di casa, senza alterare le solite...

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«La donna anziana durante la quarantena ha sofferto di meno rispetto all’uomo, questo perché ha continuato a fare le cose di casa, senza alterare le solite abitudini che rappresentano un rilevante impegno di tempo e psicologico. L’uomo invece, più proiettato verso l’esterno, ha sofferto di più». Ne è certo Marco Trabucchi, già professore di Neuropsicofarmacologia a “Tor Vergata”, direttore scientifico del Gruppo di Ricerca Geriatrica di Brescia, presidente dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria, e autore per la San Paolo di un libro intitolato "Maledetta solitudine" che analizza l'impatto psicologico degli effetti del lockdown tra gli over 70. Le donne hanno reagito meglio degli uomini non c'è dubbio. In genere però, per entrambi i sessi, l'essere coinvolti in uno scopo, in questo caso contribuire con il proprio comportamento responsabile a restare a casa e a bloccare l'epidemia, ha dato senso agli anziani e alla loro vita in casa.


In genere le donne anziane che hanno visto il proprio marito «scomparire nelle ambulanze e non hanno più avuto sue notizie fino alla morte, soffrendo moltissimo e con paure laceranti» hanno dimostrato di sopportare meglio e di reagire meglio a prove durissime.

La resilienza femminile? Certamente ma anche il fatto che le donne hanno tratto maggiore beneficio dl supporto della preghiera «che ha offerto lenimento dalle paure e dalle angoscia. La fiducia nel Signore non ha mai abbandonato le anziane di zone molto religiose come quelle della Lombardia e del Veneto».


Trabucchi spiega che «anche quando ricoverate in ospedale le donne hanno dimostrato minore angoscia rispetto all’uomo, forse perché maggiormente abituate a vivere intimamente le paure e i timori per il futuro. Naturalmente la morte sia stata drammatica anche per loro». Persino nelle « case di riposo le donne si sono dimostrate più serene e hanno accettato la chiusura delle porte con maggiore tranquillità, mentre gli uomini hanno vissuto con molta difficoltà l’adattamento alla nuova situazione. Anche il rapporto con gli operatori è stato più facile per le donne, che meglio accettavano rapporti affettuosi e la vicinanza fisica».

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Il Messaggero