Roma, la casa confiscata alla mafia ora accoglie donne vittime di violenza

Monica Lozzi e i due assessori Giuseppe Commisso e Veronica Mammì
Una casa strappata alla mafia, donne strappate a una vita fatta di violenza. Il binomio sembra banale, ma è di difficile realizzazione. Togliere un bene confiscato alla...

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Una casa strappata alla mafia, donne strappate a una vita fatta di violenza. Il binomio sembra banale, ma è di difficile realizzazione. Togliere un bene confiscato alla criminalità organizzata e cederlo a chi è stata vittima di criminali per motivi di genere. A Roma è accaduto, per volontà dell'amministrazione locale e non del Campidoglio.


“Differenza donna” festeggia 30 anni in aiuto alle vittime di violenza

Siamo nel VII Municipio, nel territorio più popolato della Capitale (oltre 308 mila abitanti), che si estende da San Giovanni fino a Vermicino, ai piedi dei Castelli Romani.

Giorni fa è stato  inaugurato  "Gate VII - casa di semi autonomia" dal Municipio diretto da Monica Lozzi (M5s).
«Il progetto si può riassumere in pochi punti - spiega Lozzi - è stato confiscato un bene appartenuto alla mafia, il Municipio VII lo ha ristrutturato con propri fondi, Ikea Roma e Leroy Merlin hanno collaborato all'arredamento dei locali». Il servizio di sostegno alle donne è stato messo a bando. Le donne vittime di violenza possono essere accolte nelle case famiglia per circa un anno. Poi, se va bene, vengono inserite in percorsi di semi-autonomia. "Gate VII" si inserisce proprio in questo momento del percorso di sostegno alle donne vittime di violenza.

«Si vuole dare una possibilità di autonomia, un sostegno psicologico e un aiuto all'inserimento lavorativo» ha detto Veronica Mammì, assessora alla Politiche Sociali.

All'inaugurazione ha partecipato anche il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri.  La speranza è che il progetto sdoganato nel VII Municipio venga replicato anche in altre zone della Capitale. 

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Il Messaggero