Coraggiose, determinate e non violente. Le donne nel 2019 sono state protagoniste delle rivolte contro i regimi autoritari, le ingiustizie e le discriminazioni in ttto il mondo. ...
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In Sudan la giovane attivista Alaa Salah è salita su un’auto quest’anno per guidare i canti di protesta e ispirare milioni di persone. Le donne - che hanno sopportato il peso della repressione del dittatore sudanese Omar Bashir -erano i due terzi dei manifestanti. Hanno resistito di fronte alle offese, agli arresti e alle violenze sessuali da parte delle forze governative, hanno insistito sulla non violenza riuscendo alla fine a estromettere Bashir.
In Colombia una della più grande mobilitazione degli ultimi anni è scattata per i tagli del governo alle pensioni. L’attivista per i diritti Stella Duque, che ha fondato l’organizzazione per la costruzione della pace Taller de Vida, ha subito capito che la rivolta colombiana non riguardava solo i tagli alle pensioni. Duque sta usando le sue reti e la fiducia conquistata tra le comunità emarginate per portare la loro voce nelle proteste.
Per anni Yanar Mohammed dell’organizzazione per la libertà delle donne irachene ha mobilitato una rete nazionale di attivisti per la democrazia e la giustizia di genere in Iraq. Quando le proteste sono iniziate ad ottobre, Mohammed e altri attivisti hanno coinvolto tantissime persone distribuendo anche opuscoli su diritti umani e femminismo. Le proteste irachene hanno già costretto il primo ministro a dimettersi. I gruppi di donne irachene di base hanno costruito canali per coinvolgere le persone ancora prima della rivolta, tra cui programmi radiofonici sui diritti e la democrazia.
«Lo stupratore sei tu», il flash mob contro la violenza sta facendo il giro del mondo: il 7 a Roma
Proteste al femminile anche in Libano, dove lo scorso ottobre tantissime donne sono scese in strada con candele e bandiere per dare il loro sostegno alle rivolte antigovernative che hanno portato alle dimissioni del premier Hariri. Il flash-mob delle donne in Cile ha conquistato il mondo: «El violador eres tu!» (lo stupratore sei tu), il titolo della coreografia interpretata per la prima volta il 20 novembre da donne vestite di nero, con una fascia sugli occhi e un foulard rosso al collo. Le dimostranti hanno intonato lo slogan «La colpa non è mia, né di dov’ero o com’ero vestita», «lo stupratore sei tu» contro lo stato oppressivo e le violenze delle forze dell'ordine.
In Bolivia, ancora prima delle settimane di proteste che hanno portato alle dimissioni di Morales, le attiviste di #MujeresCreando lo scorso agosto avevano colorato di vernice rossa la facciata della #casagrandedelpueblo per criticare il governo e il rifiuto del presidente alla manifestazione contro la violenza verso le donne.
"Guerriere" in piazza anche ad Hong Kong dove tante ragazze hanno sfidato le cariche della polizia, i gas lacromogeni e i proiettili.
Il Messaggero