Reggio Emilia la prima città gender free, previste persino le toilette a parte per il terzo sesso

Reggio Emilia la prima città gender free, previste persino le toilette a parte per il terzo sesso
Milano - La prima città italiana ad adottare toilette "gender free" è Reggio Emilia che imita quello che c'è già in Germania o in Svezia...

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Milano - La prima città italiana ad adottare toilette "gender free" è Reggio Emilia che imita quello che c'è già in Germania o in Svezia dove i bagni sono suddivisi per signore, signori e anche per il terzo sesso, ovvero gender free. Dopo la prima celebrazione legittima di un'unione civile in Italia tra due uomini (lo scrittore Piergiorgio Paterlini e il giornalista Marco Sotgiu) nel 2016 la città in cui nacque il Tricolore ha adottato un innovativo protocollo, il primo del genere a livello nazionale, per contrastare le discriminazione verso tutti gli orientamenti sessuali, a tutela dei diritti Lgbt. Via libera dunque ai bagni neutrali nei luoghi pubblici, a cominciare dal Municipio,  all'aggiunta dell'identità di genere sui questionari grazie alla casella 'altro' oltre all'opzione maschio/femmina, all'adozione di un linguaggio inclusivo e alla possibilità per i lavoratori degli enti aderenti di utilizzare l'alias in caso di fase di transizione sessuale.


A sottoscrivere l'intesa, di durata quinquennale, sono stati Comune, Provincia, Tribunale, Ausl, Istituti Penali, l'ateneo Unimore, l'ufficio scolastico territoriale, l'istituto scuole e nidi d'infanzia che comprende anche Reggio Children, Fondazione per lo Sport e Fondazione Mondinsieme. Ognuno nella propria funzione si impegna a realizzare diversi punti. Il Comune, ad esempio, nei suoi locali predisporrà le toilette gender free. Il palazzo di giustizia comunicherà annualmente il numero di procedure in corso che hanno come oggetto discriminazioni in ragione dell'orientamento sessuale o dell'identità di genere.

Ausl e università daranno la possibilità a dipendenti e studenti di avere sul cartellino di lavoro o sulla student card l'alias scelto per il cambio sesso. Infine le scuole promuoveranno incontri e corsi di formazione per insegnati e genitori al fine di sensibilizzare sulla teoria gender e come affrontarla in maniera educativa.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero