Quando era piccola la sua passione sembrava solo un gioco di bambina che crea, inventa e realizza i vestiti per l'ultima Barbie ricevuta in regalo. Ed invece Simona Bussoletti...
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Sempre dall'officina arrivano anche altri materiali con cui Simona realizza monili e accessori. La passione per i tessuti non l'ha mai abbandonata da quando con nonna Claudia andava a comprare le stoffe per la merceria del piccolo abitato di Vigne. «Le commesse mi regalavano i piccoli campionari, quei rettangoli di stoffa tenuti insieme da una barretta di legno. Ci ho realizzato tantissimi vestiti per le mie bambole. Guardaroba invernali ed estivi».
«E a pensarci bene il principio ispiratore, la filosofia di base, è stato sempre la stessa anche oggi i miei abiti nascono dalla manipolazione delle stoffe, dall'accostamento di tessuti diversi, non hanno taglia, la loro bellezza sta nel modo in cui si creano drappeggi e pieghe. Un vestito indossato si modella sulla persona che lo porta. Diciamo che lei stessa fa nascere la mia creazione. Ed ogni capo è unico», racconta Simona nel suo laboratorio di palazzo Morandi. Ma come fa conoscere gli ultimi modelli, le ultime borse uscite dalla sua inventiva?
Anche qui l'idea di una donna è talmente fantasiosa da andare controcorrente. Nell'appartamento che la ospita ha organizzato delle piccole sfilate, le cui scenografie sono state inventate dall'altra donna che divide con lei lo spazio. Un gruppo di clienti che si sono godute lo spettacolo. Certo niente grandi numeri da grandi magazzini. «Ma del resto io lavoro sola insieme con una sarta non potremmo soddisfare un numero massiccio di richieste, e poi mi piace così, mi piace il rapporto con la cliente che prova diversi abiti fino a quando trova quello che è per lei, oppure mi racconta come vorrebbe un accessorio, oppure ancora dedichiamo del tempo alla scelta di una collana da abbinare all'abito. Sono momenti importanti che fanno parte del mio lavoro e direi della mia vita», racconta Simona.
Quando le si chiede se tornerebbe indietro, se riprenderebbe il lavoro che faceva prima di imbarcarsi in questa avventura, ha un sussulto e dice di getto: «No, mamma mia, no di sicuro». Eppure le difficoltà non mancano. «Certo ma qui io creo ogni giorno, do vita ai miei pensieri, vesto le mie emozioni. Il mio lavoro diventa fonte di entusiasmo e sotto questa luce anche le difficoltà più grosse sono solo piccoli intoppi che si superano». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero