Suor Eugenia, sister Eugenia ma anche mamma Eugenia. Le donne che ha salvato - decine di migliaia - la chiamano così. Gira col bastone, è miope ma ha un coraggio da...
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La missione di suor Eugenia Bonetti è iniziata nel 1993, in una giornata di novembre come tante. Una donna malmessa e spaventata, Maria, le ha impolorato aiuto. «Sister please, help, help. Mi sono sentita gelare davanti a quel grido mentre la donna iniziava a piangere. Penso che il Signore mi abbia indicato in quel momento la mia strada. Dovevo aiutare queste donne».
Piano piano suor Eugenia - che aveva già alle spalle decenni di permanenza in Kenia e conosceva perfettamente l'inglese - ha cominciato a lavorare ad un progetto concreto. Salvare queste schiave sulle strade italiane significava prima di tutto metterle in sicurezza dai loro aguzzini. «Generalmente si pensa che la parola schiavo appartenga al passato. E invece basta andare sulla Salaria, sulla Pontina. Le schiave oggi hanno il volto delle adolescenti africane».
Suor Bonetti ha dato vita a diverse associazioni. La sera - ancora oggi - in compagnia di un gruppo di volontarie va sulla Salaria si presenta a salvare le sue «bambine». Ripete che solo lavorando insieme è possibile spezzare queste catene. Ma ci vuole la convergenza di tutti. La politica in primis. «Ma quella a volte non ascolta».
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Il Messaggero