L'udienza era fissata il giorno prima della data in cui avrebbe dovuto partorire. Un rischio per l'avvocatessa presentarsi in tribunale, così aveva chiesto il...
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«dove le donne possano allattare, dove le donne in gravidanza possano riposarsi o trovare un bagno decente».
Trentotto anni, S. T. M. esercita la professione di avvocato dal 2010. Alla sua seconda gravidanza era già entrata in vigore la norma che va incontro alle esigenze di chi aspetta un figlio e ha deciso di approfittarne. «Dall'1 gennaio 2018 è entrata in vigore con la legge di bilancio la possibilità per gli avvocati, nel periodo due mesi prima e tre mesi dopo dalla data presunta del parto, di chiedere lo slittamento di alcuni termini processuali e il rinvio di udienze, salvo per alcune udienze particolari - sottolinea l'avvocato - Beneficiando di questa legge, alla mia seconda gravidanza, ho mandato alcune istanze di differimento di udienze. In particolare - continua - avevo chiesto il rinvio di un'udienza nell'ambito di un procedimento di separazione tra coniugi, perché era stata fissata al 16 aprile 2019, un giorno prima della mia data presunta del parto: il giudice, pur non rigettando l'istanza, l'aveva subordinata al consenso della controparte che ovviamente non c'é stato».
«Sono stata costretta a rivolgermi al consiglio dell'Ordine di mia appartenenza per ottenere il rinvio - continua l'avvocatessa - In altre udienze mi sarei fatta sostituire, ma nelle separazioni si crea un rapporto speciale tra cliente ed avvocato per via della materia delicata. Così, dopo essermi rivolta al consiglio dell'Ordine degli avvocati, il giudice mi ha concesso il rinvio».
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Il Messaggero