«La Giornata internazionale del parto in casa, che ricorre il 6 giugno, coincide quest'anno con un lieve incremento del numero di parti in casa registrato durante il...
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Va chiarito, aggiungono le esperte, che «vi sono differenze tra il percorso nascita italiano e quello di altri Paesi dove la tradizione del parto a domicilio è strutturata e radicata nel tessuto sociale in modo preciso, tanto da indurre le ostetriche a rivedere, con immediatezza, il proprio modello organizzativo adattandolo alle specifiche esigenze di prevenzione da contagio epidemico». Il parto a domicilio richiede una puntuale selezione del rischio per garantire che donna e bambino ricevano cure adeguate al caso, spiegano. Pertanto, vanno escluse da tale modalità le donne con precedente parto mediante taglio cesareo, in quanto questo caso rientra tra le controindicazioni assolute contenute nelle Linee Guida dell'Istituto superiore di sanità, evidenziano le rappresentanti nazionali della professione ostetrica.
Le donne con gravidanza a basso rischio che scelgono di partorire a casa, raccomandano, «devono affidarsi esclusivamente a personale accreditato per l'assistenza alla nascita e quindi alle ostetriche e non affidarsi invece a persone non qualificate e non specificamente formate. Nell'assistenza al parto a domicilio le ostetriche devono essere almeno due ed essere formate anche per la rianimazione neonatale, come previsto dalla normativa vigente in materia, e con comprovata esperienza di assistenza al parto in casa». Nel Regno Unito, «le linee guida Nice, informate dallo studio Birthplace, sostengono che tutte le donne a basso rischio devono essere informate su benefici e rischi relativi al luogo del parto, incluso parto a domicilio, così da poter scegliere in autonomia dove partorire», evidenzia Lia Brigante, ostetrica Quality & Standards Advisor al Royal College of Midwives. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero