Olga Casanova, da estetista a imprenditrice agricola: «Coltivo stelle alpine, simbolo di femminilità, e creo prodotti di cosmesi naturale»

La stella alpina in alta Val di Sole coltivata da Olga Casanova
La stella alpina come simbolo di forza e di femminilità. Lo crede fermamente Olga Casanova, un passato da estetista, un marito perito agrario e un nonno pastore erborista...

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La stella alpina come simbolo di forza e di femminilità. Lo crede fermamente Olga Casanova, un passato da estetista, un marito perito agrario e un nonno pastore erborista che curava ogni fastidio fisico con le piante raccolte nei pascoli e nei boschi della Val di Sole. Casanova lascia il centro estetico e sceglie di lavorare nei campi, all’aperto, nel Comune di Ossana che ha donato in comodato d'uso il terreno su cui sorge oggi la sua azienda agricola biologica. Olga dà vita così al suo sogno: creare prodotti di cosmesi naturale, senza dover lasciare il proprio territorio ma anzi valorizzandone le eccellenze e stimolando l'economia locale. Partendo dalle proprietà delle stelle alpine e dell’arnica.

 
Come mai proprio la stella alpina?
«La Stella alpina è la regina della montagna, è la nostra pianta principale. Abbiamo tre vivai e su due coltiviamo le stelle alpine a uso ornamentale. Le consegniamo a tutte le fiorerie del Trentino come fiore simbolo della montagna. La stella alpina è un fiore protetto: invitiamo così a comprare una piantina senza recidere i pochi esemplari che sono rimasti nelle nostre montagne. È un fiore pieno di significati».
 
Dove sono le somiglianze con la donna?
«Riesce a resistere a quote altissime e come noi donne, la stella alpina è fortissima. Si ricopre della lanuggine che la difende dal caldo, dal freddo e dalla disidratazione. Sta sulle rocce che non danno molta idratazione dalle 7 di mattina alle 8 di sera, con il sole cocente tutto il giorno. Eppure grazie alla sua peluria lanuginosa riesce a difendersi».
 
In sé ha dei significati?
«È stato il fiore dell’amore: l’uomo da noi si dichiarava rischiando la vita e andando a prendere le stelle alpine per il proprio amore. Poi è una stella quindi è un porta fortuna, ed è simbolo dell’onore ricordando i nostri alpini che hanno combattuto sulle nostre montagne. Per loro averla sul cappello è un simbolo».
 
Qual è stata la sua di fortuna?
«Avere accanto mio marito, perito agrario e appassionato di piante officinali. Insieme abbiamo deciso di coltivare piante officinali, preferibilmente autoctone come la stella alpina e l’arnica, che vengono bene e crescono nel nostro territorio. Dalle piante abbiamo creato una linea di cosmetici naturali. Il mio motto è "poco ma buono" sia sul piatto che sulla pelle visto che siamo quello che mangiamo e quello che ci mettiamo addosso».

Coltivate anche l'arnica?
«Dei tre campi in alta Val di Sole uno è per l'arnica, uno dei fiori più versatili in fitoterapia. La coltivazione diventa un modo per ripristinare il legame spesso dimenticato tra i prodotti che la terra sa donarci e la nostra salute: spero che l'emergenza coronavirus sia di aiuto per aumentare tale consapevolezza. Esperienze come la mia dovrebbero moltiplicarsi in Italia, per costruire un tessuto economico a minore impatto ambientale».
 
Imprenditrice donna: una scelta difficile?
«No, qui in Trentino l’imprenditoria femminile è apprezzata e aiutata e avendo dietro mio marito, mio papà e mio nonno che è stato un esperto erborista, per certi versi sono partita avvantaggiata».


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Il Messaggero