Rete di giuriste chiede legge-quadro per sbriciolare gli ostacoli alle nomine delle donne

Rete di giuriste chiede legge-quadro per sbriciolare gli ostacoli alle nomine delle donne
Authority, nomine Rai, designazione dei vertici del CSM, delle partecipate pubbliche, di commissioni. Il famoso soffitto di cristallo per le donne resta intatto, nonostante gli...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Authority, nomine Rai, designazione dei vertici del CSM, delle partecipate pubbliche, di commissioni. Il famoso soffitto di cristallo per le donne resta intatto, nonostante gli appelli e gli sforzi. Un gruppo di giuriste che fa parte di Noi Rete Donne, coordinato da Daniela Carlà e Marisa Rodano, ha lanciato una proposta urbi et orbi per arrivare ad abbattere gli ostacoli, rendere fluido un meccanismo inceppato, sciogliere nodi culturali e discriminatori. 


In pratica propongono di inserire una norma generale antidiscriminatoria finalizzata a garantire il principio di uguaglianza e rappresentanza paritaria nelle nomine pubbliche. L’intervento normativo, fondato sui principi costituzionali, potrebbe configurarsi come una legge quadro. Successivamente, in tempi certi, si dovranno adeguare la normativa regionale e comunale. 

La norma antidiscriminatoria è di natura temporanea (per almeno 3 mandati e comunque complessivamente per un periodo non inferiore a 9 anni) per il raggiungimento dell’obiettivo paritario. 

L'idea è di far fare un passo in avanti all'equilibrio di genere nell’ottica della democrazia paritaria fino ad arrivare ad un “50 e 50” della rappresentanza nelle nomine pubbliche sia di competenza parlamentare che governativa. Una soglia che avrebbe una funzione antidiscriminatoria nei confronti delle donne prevedendo anche specifiche misure sanzionatorie. 

Al fine di garantire l’efficacia le sanzioni potranno essere declinate a seconda della tipologia delle nomine e designazioni, sia collegiali sia monocratiche, e del settore o ambito di riferimento. Nel caso di violazione si chiede la invalidità dell'atto di nomina. 

I meccanismi di selezione dovranno ispirarsi alla valorizzazione delle capacità, delle competenze e del merito dei candidati garantendo la totale trasparenza e la pubblicità delle procedure. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero