I nomi delle strade? Tutti di uomini. La mappa della misoginia nelle città italiane

I nomi delle strade? Tutti di uomini. La mappa della misoginia nelle città italiane
Le città italiane fotografate dall'alto, in bianco e nero, ed evidenziate in rosso le strade intitolate alle donne. L'autore di questo lavoro, il fotografo...

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Le città italiane fotografate dall'alto, in bianco e nero, ed evidenziate in rosso le strade intitolate alle donne. L'autore di questo lavoro, il fotografo Alessandro Scotti, lo ha chiamato “L'Atlante della Misoginia”, perché il risultato dell'indagine è impressionante: nella toponomastica nazionale, le donne sono persenze marginali, piccole, sparute lineette rosse che appena si intravedono in un mare di strade grigie. “È la testimonianza del grado di riconoscimento sociale attribuito al genere femminile nelle città in cui viviamo” scrive Scotti.


Matilde Hidalgo de Procel, chi era l'attivista per i diritti delle donne celebrata dal doodle di Google
 

L'Atlante della Misoginia è una parte della mostra fotografica “Un mondo senza donne”, inserito nel progetto “Respect. Stop violence against women” realizzato dal Censis con il contributo del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri. La mostra si inaugura oggi e resterà aperta presso la Casa dei diritti e delle differenze “Carla Zappelli Verbano”, messa a disposizione dal III Municipio, in via Girolamo Rovetta a Roma. Un'altra sezione della mostra, con il titolo “Bellezze d'Italia”, il fotografo ha condotto una ricerca su un centinaio di opere di grandi artisti figurativi italiani: Tintoretto, Giulio Cesare Procaccini, Lorenzo Lotto, Bernardo Strozzi, Jacopo da Ponte, Paolo Veronese, Ludovico Carracci, Artemisia Gentileschi, Francesco Hayez, fino ai giorni nostri con Salvatore Fiume e Milo Manara. Tutti questi artisti hanno in comune l'essersi cimentati con uno stesso tema iconografico: “Susanna e i vecchioni”, soggetto classico nella storia dell'arte che è anche la descrizione di un tentativo di stupro, l'episodio della giovane donna che si rifiuta di cedere alle richieste di due giudici infiammati dalla lussuria, pur sapendo che questi hanno il potere di farla condannare a morte.


La mostra, a ingresso libero, resterà aperta fino al 29 novembre, tutti i giorni dalle ore 10 alle ore 20. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero