La direttrice che ha fondato un'orchestra tutta femminile: «Con la musica difendo i diritti delle donne»

Antonella De Angelis La direttrice che ha fondato un'orchestra tutta femminile: «Con la musica difendo i diritti delle donne»
«Datemi una bacchetta e vi solleverò il mondo». Sembra di vederla Antonella De Angelis, con il suo piglio deciso a dirigere Wagner o Beethoven con trenta...

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«Datemi una bacchetta e vi solleverò il mondo». Sembra di vederla Antonella De Angelis, con il suo piglio deciso a dirigere Wagner o Beethoven con trenta orchestrali ai piedi del suo podio. Flautista di talento, nel ruolo di direttore d’orchestra la musicista pescarese si trasforma in valchiria. Al punto da aver fondato l’Orchestra femminile del Mediterraneo - «dai 12 ai 18 elementi, trenta al massimo, solo archi e all’occasione fiati» - che celebrerà i dieci anni di attività con un grande evento a Natale.


Subito fa chiarezza su un punto: «Si dovrebbe dire direttore e non direttrice d’orchestra. Solo in Spagna è in uso un termine specifico al femminile: directora» spiega. Poi si apre, lasciando entrare l’interlocutore nel suo mondo di note: «Con la musica difendo i diritti delle donne perché la parità di genere, nel mio ambito come in altri, è un obiettivo ancora lontano» dice lei che pure non ama sentir parlare di corsie preferenziali tipo quote rosa, «devi saper convincere con la qualità - ripete sentendo addosso la fatica dei tanti anni di studio - Le persone valide faticano ma poi non hanno quel potere decisionale che meriterebbero in base  al proprio valore, ecco perché sostengo che la società vada rivista nel suo contesto sociale, educativo».

Il maestro Donato Renzetti, di cui Antonella De Angelis è stata allieva - «ero l’unica donna su sette elementi» - l’ha definita «fra i più interessanti direttori della sua generazione». Ruolo che lei ha tradotto anche in impegno sociale: il 30 maggio scorso ha diretto un concerto per i diritti umani con gli alunni della scuola in cui insegna, la media Rossetti di Pescara. La musica come ponte per unire, dove le note sono un invito all’incontro e alla fratellanza, all’accettazione del diverso e dunque all’accoglienza. «L’Inno alla gioia di Beethoven, poi la Vita è bella e ancora Sacco e Vanzetti i motivi scelti per quel concerto. Un messaggio di pace, nell’ambito di un progetto didattico su Cittadinanza e Costituzione. Con la musica si toccano corde che ti lasciano dentro un segno per tutta la vita - racconta ancora - A un alunno sono riuscita a trasmettere il valore della solidarietà e dell’integrazione facendolo duettare con un compagno di classe nigeriano sulle note di Ebony and Ivory di Paul McCartney. Finita la canzone, i due ragazzi si sono abbracciati».

L’Orchestra femminile del Mediterraneo è il progetto nato a Pescara di cui il maestro De Angelis va più orgogliosa: «Ne fanno parte musiciste ingaggiate tra l’Abruzzo e Roma, ma non mancano presenze arrivate dall’estero: la romena Dana Stancu è la spalla, ci sono poi due albanesi, una polacca. E una contrabbassista brasiliana straordinaria, una rarità per quello strumento: l’ho conosciuta all’Accademia di Santa Cecilia a Roma dove seguiva un corso di perfezionamento. La nostra è un’orchestra da camera voluta per diffondere le sonorità proprie del nostro mare e s’inquadra in quest’ottica la collaborazione con Pervin Chakar, soprano turco di origine curda con la quale stiamo per incidere un disco che uscirà tra un anno».

Affermarsi in un ruolo dominato al maschile è stata dura, racconta De Angelis. Le donne alla guida di una orchestra restano poche, anche se più che in passato. «Mi sono diplomata in flauto traverso nel 1985 e allora non c’erano strumentiste in orchestre internazionali, penso ai Berliner. Un’amica che studiava violoncello non era ben vista. Oggi le cose sono cambiate anche se per alcuni strumenti c’è stata una emancipazione più lenta: solo da qualche tempo le donne trovano spazio, penso a fiati, trombe, ottoni, ma anche chi vanta un curriculum internazionale si lamenta per mancanza di ruoli apicali in teatri o istituzioni sinfoniche importanti, a parte rare eccezioni. E i compensi variano, frutto di singole trattative condotte volta per volta. Non saprei dire però la differenza nel trattamento economico rispetto ai miei colleghi maschi».

Una sfida di genere, ovvero una battaglia per l’uguaglianza di diritti e opportunità, che il maestro Antonella De Angelis suggerisce di affrontare con lo studio, il lavoro e tanta pazienza evitando scontri frontali. Un principio, questo, che la lega ancora una volta al maestro Renzetti che la sfidò, agli esordi, a dirigere Wagner: «La grande passione per il compositore tedesco mi era stata trasmessa da mio padre, ricordo che quella volta diressi l’Idillio di Sigfrido meritando gli elogi del maestro. Quel giorno ho imparato che si ottiene qualcosa solo con l’applicazione nel lavoro». Nel ruolo di direttore d’orchestra, Antonella De Angelis vanta riconoscimenti internazionali e belle esperienze di alto valore artistico. Come quella al Festival di Pasqua a Roma: «Ho diretto anni fa un Requiem di Mozart con artiste importanti quali il mezzosoprano Anna Malavasi e il soprano Chiara Taigi, sono stata accolta con professionalità ed affetto, un bel successo» ricorda.


Al centro della sua missione artistica resta la scelta di vivere la musica a difesa dei diritti, per il rispetto della dignità della vita. Impegno espresso anche attraverso il filone del teatro musicale con il progetto “Ad Auschwitz c’era un’orchestra femminile”, evento in costume di scena per ricordare l'Orchestra di Birkenau, riproposto all'Expo di Milano 2020 e portato in tour. «Lo rifaremo a gennaio», e con Rosamara, sul tema dell’emigrazione femminile, «evento con l’artista italo somala Saba Anglana in cui l’orchestra era il mare». Nel 2012 la direzione di un’orchestra di musicisti buddisti, la SGI, ha segnato un altro dei momenti più significativi della sua carriera: «Al Palalottomatica di Roma c’erano cinquemila persone di 25 Paesi del mondo, conoscevano il mio percorso buddista e mi chiamarono a condurre: una prova emozionante e di grande spessore, chiusa con l’Inno alla Gioia cantato in tedesco da tutto il pubblico. Alla fine piangevano tutti di commozione». Tra i più recenti progetti seguiti dal maestro Antonella De Angelis c’è Snaturate, storie di donne in manicomio.  Non le resta che esaudire il sogno nel cassetto: «Sarebbe meraviglioso per me dirigere un concerto in Israele».
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Il Messaggero