Se tutte quelle battutacce finissero scritte sull'asfalto - come hanno cominciato a fare alcune studentesse a Torino - per strada non ci sarebbero altro che insulti. Lo sanno...
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Niente è cambiato dalla passeggiata di Shoshana per le vie di Manhattan, era il 2014. In 10 ore di camminata a passo veloce in jeans e T-shirt, la ragazza subì 108 atti molesti, tra frasi indesiderate, urla e pedinamenti, senza contare fischi e strizzate d’occhio. Il tutto fu ripreso da una telecamera e postato su YouTube. Un’esperienza che qualsiasi italiana conosce bene: questo fenomeno, che colpisce anche le persone Lgbt e può avere connotazioni omofobe e razziste. Basta uscire di casa da sola per avere alte probabilità di venire importunata da perfetti sconosciuti.
La molestia verbale, catcalling, in Francia è un reato. Il Governo Macron ha dato peso ai dati di una ricerca del 2016 che ha fatto emergere come l’83 per cento delle donne francesi, dal nord a sud, dalle grandi città ai paesini, fossero state vittima di fastidiosi apprezzamenti o di vere e proprie intimidazioni e ha cercato di arginare il fenomeno. I molestatori da strada adesso rischiano una multa fino a 750 o 3000 euro, a seconda della gravità.
A Torino le molestie verbali da qualche mese fsi combattono con i gessetti: è l'iniziativa di tre studentesse che su profili Facebook e Instagram Catcalls of Turin invitano a condividere le molestie ricevute per strada e poi le scrivono con gesso colorato, a caratteri cubitali, nelle strade in cui è successo. «Le ragazze ci scrivono e ci dicono di sentirsi in colpa, perché non sono riuscite a reagire a molestie verbali subite mentre passeggiavano da sole.
Così sono comparse in strada a Torino frasi come «Che belle gambe... mucho rispetto», «Tu sì che mi daresti una svegliata la mattina», «Se vuoi una spalla a cui appoggiarti ce l'ho io qua, amore mio». O anche «Bellissima, ti va un bicchiere?», urlato a una ragazzina di 11 anni.
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Il Messaggero