Le donne migranti in Italia sono abili risparmiatrici e gestiscono il denaro della famiglia, anche se sono più fragili nel processo di inclusione finanziaria rispetto...
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«Quest'anno si prevede che le famiglie migranti invieranno alle loro famiglie nei Paesi di origine oltre 550 miliardi di rimesse», ha dichiarato Paul Winters, vicepresidente associato del dipartimento Strategia e conoscenze dell'Ifad.
Francesca Tardioli, direttore centrale per le Nazioni Unite e i diritti umani del ministero degli Esteri, ha ricordato che il rapporto è stato redatto nel quadro del terzo Piano d'azione nazionale per la pace e la sicurezza delle donne. «C'è un legame chiaro tra il ruolo economico che le donne possono giocare nell'assicurare un futuro migliore per tutti e l'implementazione completa dell'Agenda 2030 e i suoi obiettivi di sviluppo sostenibile».
Il rapporto esamina le scelte di gestione del risparmio delle donne di quattro comunità nazionali immigrate: Filippine, Senegal, Ucraina e Marocco. Di fatto le rimesse dall'Italia verso il mondo, al netto della Cina, seguono un trend di crescita.
A questo quadro si aggiunge un altro dato interessante: l'83% dei migranti di genere maschile sono titolari di un conto corrente, per le donne la percentuale scende al 60%. Con riferimento al tema "small business", delle 126.500 imprese a titolarità immigrata che sono titolari di un conto corrente, il 32% è intestato a donne.
In media le donne guadagnano il 24% in meno degli uomini. Le capacità reddituali non influiscono però sulla propensione al risparmio, che è pari al 36% sia per gli uomini che per le donne, una percentuale doppia rispetto alla media dei cittadini italiani. Per quanto riguarda l'accesso al credito, l'indicatore relativo al numero di finanziamenti in essere presso un'istituzione finanziaria mostra una diseguaglianza di genere (il 19% degli uomini ha in essere uno o più finanziamenti, contro il 16% delle donne). Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero