«A tutte le mamme che si trovano nella mia situazione dico: i nostri figli nascono così ed è giusto che siano accettati, riconosciuti, amati»....
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Vicky è stata bullizzata da piccola perché aveva questo atteggiamento molto fine, non era il bambino che faceva a botte. Voleva le bambole, voleva i vestitini. Cercavo di contrastare questi suoi comportamenti: devi giocare con i maschi, non puoi giocare con le bambine, le ripetevo».
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«Quando Vittoria ha compiuto i 19 anni ha fatto coming out sulla disforia di genere, Lì sono andata nel panico. Avevo paura perché avevo letto che un transessuale ha un problema di identità più che di sessualità e mi spaventava l'idea che potesse soffrire. Ho passato un lungo periodo convinta che fosse un capriccio, aspettavo che mi dicesse mamma è stato un passaggio. Le mie difficoltà erano quelle di trattarla al femminile. Ha cominciato un percorso psichiatroco prima di iniziare la terapia ormanale. Il medico mi disse che la felicità di Vicky dipendeva da me e subito avrei dovuto trattarla al femminile. Per accettare mia figlia dovevo vivere il lutto di mio figlio. Non è assolutamente vero. Ma da lì è partito un comportamento diverso nei suoi confronti. Mio marito Roberto ha sempre dimostrato amore per sua figlia, mai disprezzo. Abbiamo un rapporto bellissimo, Vitttoria è la gioia della mia vita, sono una mamma fortunata. Mi hai dato l'opportunità di diventare una persona migliore ed evoluta. Ho conosciuto con te delle cose che non avrei mai conosciuto».
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Il Messaggero