Gucci contro le leggi anti-aborto, sugli abiti uteri ricamati: «Le donne hanno il diritto di scegliere»

Gucci contro le leggi anti-aborto, sugli abiti uteri ricamati: «Le donne hanno il diritto di scegliere»
«Le donne vanno rispettate e considerate libere di scegliere quello che vogliono per il proprio corpo. Anche se è la scelta più difficile, quella di...

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«Le donne vanno rispettate e considerate libere di scegliere quello che vogliono per il proprio corpo. Anche se è la scelta più difficile, quella di interrompere una gravidanza». Davanti a ciò che sta avvenendo negli Usa, dove, dall'Alabama alla Louisiana, sempre più Stati approvano leggi ed emendamenti per impedire l'aborto, neanche la moda può restare in silenzio. La pensa così Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci, che tra i suoi modelli scesi in passerella ai Musei Capitolini ha presentato anche un abito con un utero ricamato. Sembra quasi un fiore, ma non lo è: è una scelta ben precisa che omaggia le donne e si schiera contro ogni tipo di interferenza sui loro diritti. 


Gucci sfila tra le statue ai Musei Capitolini, spettacolo a Roma

«Noi che facciamo moda è come se avessimo delle antenne - ha spiegato Michele - per quello che ci succede intorno. E l'utero delle donne, questo mistero che noi uomini possiamo immaginare, l'ho immaginato come un fiore. Interrompere una gravidanza non estirpa questo fiore». Un concetto che si ricollega al ritorno di Michele nella sua Roma, abbandonata e poi riscoperta, con la collezione resort che ha deciso di far andare in scena tra i busti di uno dei primi musei al mondo. Perché anche Roma, in fondo, è una donna: «Un grande utero che ci contiene tutti». 
Così in passerella sfilano blazer con slogan femministi degli anni Settanta "My body my choice" e capispalla con la data 22.05.1978, quella della legge 194 sull'interruzione volontaria della gravidanza. La maison dal 2013 è impegnata con la campagna Chime for Change per supportare i diritti sessuali e riproduttivi delle donne: perché, come ha spiegato su Instagram dopo la sfilata, «Nessuno può andare avanti se metà di noi viene trattenuta indietro». 
 
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Il Messaggero