Francia, grandi aziende obbligate a misurare il gender gap salariale fra uomini e donne

Francia, grandi aziende obbligate a misurare il gender gap salariale fra uomini e donne
Parigi – Dal primo marzo sono 1400 le grandi aziende o gli organismi francesi con più di 1000 dipendenti che hanno l'obbligo di informare del livello di...

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Parigi – Dal primo marzo sono 1400 le grandi aziende o gli organismi francesi con più di 1000 dipendenti che hanno l'obbligo di informare del livello di uguaglianza esistente all'interno. Il decreto che impone al mondo imprenditoriale d'oltralpe di avanzare in questa direzione risale al gennaio scorso e va ad collegarsi ad una legge ad hoc approvata l'anno scorso dal Parlamento di Parigi. I tempi per mettersi al passo e cancellare il gender gap esistente sono un po' stretti e hanno fatto emergere parecchi ritardi.


Tutte le imprese che totalizzano un punteggio di 75/100, o anche inferiore - in base ad una serie di criteri individuati per calcolare il tasso di uguaglianza di genere - hanno tre anni di tempo per mettersi alla pari, salvo rischiare una sanzione pari all'1 per cento del totale dei loro salari. Una sfida per l'intero mondo imprenditoriale francese.

In Francia le donne sono pagate, in media, meno del 25% rispetto agli uomini, a parità di ruolo ed età anagrafica. I dati che sono stati diffusi recentemente hanno fatto affiorare che la situazione per le donne francesi non è affatto rosea e che il soffitto di cristallo, anche per loro, per i ruoli di una certa responsabilità, resta totalmente integro. L'anno scorso è stata approvata una legge sul futuro professionale con l'obiettivo di sopprimere i gradini esistenti e arrivare ad una equità salariale.

Il ministro del Lavoro, Muriel Penicaud ha spiegato le che aziende devono dimostrare risultati concreti. I cinque criteri che sono stati individuati per calcolare il gender gap interno misurano lo scarto di remunerazione tra uomo e donna (che vale 40 punti), lo scarto sugli aumenti di stipendio annuali (20 punti) lo scarto sulle promozioni (15 punti), gli aumenti al ritorno del congedo di maternità (15 punti) e, infine, la presenza di donne con redditi maggiori (10 punti).


Le prime classifiche (obbligatorie) hanno mostrato come il gigante del lusso LVMH (Luis Vuitton Moet Hennessy) abbia raggiunto un punteggio di 90/100, il costruttore Alstom 95/100, la Poste 94/100 e il colosso della siderurgia Arcelor-Mittal 89/100.

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Il Messaggero