L'emergenza Covid ha aumentano le diseguaguanze, sul mercato del lavoro ne hanno risentito di più giovani e donne. E le mamme sono state messe a dura prova durante i...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Istat, a maggio 84mila occupati in meno. Ispettorato lavoro: «Verifiche su 1000 licenziamenti durante il lockdown»
Parità di genere, la campagna dell'ambasciatrice britannica con la ministra Bonetti
Un blog ha raccolto le paure delle donne durante il covid: «Saremo migliori? Sicuramente insonni»
LE SCUOLE
La chiusura delle scuole imposta dall'emergenza per il coronavirus, avverte il Rapporto annuale Istat, «può produrre un aumento delle diseguaglianze tra i bambini: nel biennio 2018-2019 il 12,3% dei minori di 6-17 anni, pari a 850.000, non ha un pc né un tablet ma la quota sale al 19% nel Mezzogiorno e scende al 7,5% nel Nord e al 10,9% nel Centro. Lo svantaggio aumenta se combinato con lo status socio-economico: non possiede pc o tablet oltre un terzo dei ragazzi che vivono nel Mezzogiorno in famiglie con basso livello di istruzione».
LE FAMIGLIE
L'Istat stima che «lo choc organizzativo da coronavirus possa aver interessato almeno 853.000 nuclei familiari con figli sotto i 15 anni: 583.000 coppie e 270.000 monogenitori. Si tratta di casi in cui l'unico genitore, o entrambi, svolgono professioni che richiedono la presenza sul luogo di lavoro e sono quindi a elevato disagio da conciliazione se non c'è l'aiuto dei nonni. Tra questi nuclei, sono 581.000 quelli con genitori occupati in settori rimasti attivi anche nella fase del lockdown».
LE DISEGUAGLIANZE
Rispetto alla qualità del lavoro aumentano le diseguaglianze a svantaggio delle donne, dei giovani e dei lavoratori del Mezzogiorno. Con maggiore frequenza si tratta di lavoratori a tempo determinato e parziale, specie involontario, che occupano posizioni lavorative ad alto rischio di marginalità e di perdita del lavoro. Tra le donne è alta, anche se non maggioritaria, la diffusione dei cosiddetti orari anti-sociali (serali, notturni, nel fine settimana, turni) che assumono grande rilevanza per la qualità del lavoro e la conciliazione con la vita privata. Più di due milioni e mezzo di occupati, di cui 767mila donne, dichiarano infatti di lavorare di notte; quasi cinque milioni, di cui 2 milioni donne, prestano servizio la domenica e oltre 3,8 milioni, 1 milione e 600mila donne, sono soggetti a turni.
LE REAZIONI
«Il Rapporto annuale e i dati sul Covid dell'Istat confermano le nostre preoccupazioni per quanto riguarda la condizione femminile. In Italia rischiano di aumentare le disuguaglianze, a partire dalla prima tra tutte: quella di genere. È per questo che si rendono necessari al più presto un Piano straordinario per l'occupazione femminile, un Osservatorio permanente sull'impatto di genere delle politiche, strumenti di condivisione della cura a partire dai congedi parentali più equi e investimenti sulla scuola e sull'infanzia, questi ultimi già annunciati dal governo». Lo dice la senatrice del Pd Valeria Valente, presidente della Commissione d'inchiesta del Senato sul femminicidio e la violenza di genere. «L'Istat - prosegue Valente - fotografa una disparità di fondo nella ripartizione tra donne e uomini del lavoro di cura e domestico.
Il Messaggero