Venerdì in Antartide chiude, per essere ristrutturata, la stazione italiana 'Mario Zucchelli', quartier generale della ricerca scientifica del nostro paese e sede...
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Le specie endemiche dell’Antartide: due ricercatrici dell’Unitus al Polo sud
La spedizione italiana si è conclusa proprio a cavallo delle celebrazioni per il 200° anniversario della scoperta dell’Antartide, nel 1820. In due secoli molte cose sono cambiate, a cominciare dal clima (in peggio) e dalla sempre maggiore presenza delle donne (in meglio). Nonostante le rivendicazioni territoriali di Argentina, Australia, Cile, Francia, Nuova Zelanda, Norvegia e Regno Unito, l’Antartide non appartiene ad alcun paese, ma può essere utilizzato soltanto per scopi di ricerca scientifica pacifica. Dal 2016 il programma australiano Homeward Bound organizza spedizioni composte da sole donne, sempre circa un centinaio e provenienti da tutto il mondo. Le selezioni per l’edizione HB5 2020 sono aperte e, al momento, è già presente un’italiana: la biologa Anna Colucci, specialista in Gestione ambientale per la Banca Centrale Europea, a Francoforte.
Con un clima così estremo i compiti svolti dal personale femminile sono gli stessi di quello maschile: oltre alla ricerca e alla logistica le donne sono impegnate come guide e interpreti, perché alcune zone sono aperte al turismo. E’ il caso di Jiayi Zhao, che a Pechino è attiva nel mondo teatro, ma regolarmente fa la guida e l’interprete dal cinese sia al Polo Nord sia al Polo Sud. Per l’Antartide tutti mettono a disposizione il proprio talento. E’ il caso della subacquea turca Şahika Ercümen, che ha battuto numerosi record del mondo di immersione in apnea e l’anno scorso ha preso parte alla missione scientifica del suo paese, calandosi nelle acque gelide dell’Isola di re Giorgio. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero